Ho letto “Lunedì nero per il commissario Dupin” di Jean-Luc Bannalec

“Un bretone su due possiede una barca” pensò Dupin “e chi non ce l’ha conosce di certo qualcuno che ce l’abbia”.
Mi sono munito di questo romanzo partendo per un viaggio in Bretagna e lì l’ho letto anche se non ero esattamente a Les Îles des Glénan, arcipelago di piccole isole del Finistére a diciotto chilometri al largo di Concarneau. Avevo maltrattato il libro precedente di Bannalec, Natura morta in riva al mare, avendolo trovato stucchevolmente turistico. Jean-Luc Bannalec è lo pseudonimo con cui uno scrittore ed editore tedesco, Jörg Bong, pubblica i suoi romanzi in Francia. E in Italia. Bannalec è anche, banalmente, il nome di un comune di 5 mila abitanti nel Finistére, tra Quimper e Quimperlé, nell’entroterra all’altezza di Concarneau. Dunque Bong, grande appassionato e conoscitore della Bretagna, si è inventato questo commissario Georges Dupin, parigino, trasferito d’ufficio, anzi esiliato,  per motivi non meglio precisati al commissariato di Concarneau. Un po’ come il romano Rocco Schiavone di Antonio Manzini finito ad Aosta. Ha una fidanzata a Parigi che non riesce mai a incontrare per via di qualche indagine complicata. E questo lo avvicina, come personaggio, a Salvo Montalbano e alla sua Livia. Le Glénans sono un piccolo paradiso terrestre. Nell’isola maggiore, Saint-Nicolas, vivono poche persone. C’è un ristorante che è un po’ il punto d’incontro di abitanti e forestieri, una rinomata scuola di vela, una di immersioni, poche barche da pesca.
All’annosa questione sul numero delle isole, isolotti e scogli che costituivano le Glénan se ne aggiungeva un’altra, ovvero quella delle isole, degli isolotti e degli scogli che, pur non  appartenendo a prima vista all’arcipelago, erano riconducibili ad esso da un punto di vista puramente geologico.
In un’isola vicina vengono ritrovati tre cadaveri e subito si pensa ad un naufragio. Dopo il riconoscimento emerge che i tre, tutti personaggi molto conosciuti della zona, erano partiti in barca dall’isola di sera nonostante una forte tempesta per far ritorno sulla costa. La zona è piena di scogli pericolosi. Prima di archiviare il caso come una malaugurata imprudenza dei tre, arriva il risultato dell’autopsia che ha stabilito che due di loro sono stati addormentati con forti dosi di tranquillanti. Dupin è chiamato quindi a indagare su un triplice omicidio. E’ uno che non ama molto il mare ed è costretto a muoversi avanti e indietro in barca. A volte in elicottero.
In effetti tra le Glénan e la costa del Canada non c’era più niente, nemmeno un fazzoletto di terra o uno sparuto gruppetto di scogli. Bisognava percorrere cinquemila chilometri prima di ritrovare la terraferma sotto i piedi. Cinquemila chilometri d’acqua. Il mare più crudele del mondo.
Quale può essere il movente? Affari e investimenti immobiliari sulle isole? Traffico illecito di brevetti scientifici dell’istituto oceanografico? O più semplicemente occorre indagare nell’ambito della caccia ai tesori sommersi contenuti nelle navi che nei vari secoli si sono inabissate attorno alla Bretagna a causa del mare in tempesta?
Dupin ama il caffè bollente e sogna succulente entrecôte di manzo con patatine fritte, che su quelle isole ricche di frutti di mare e crostacei non può certo trovare.
La ragazza tornò quasi subito con un rustico piatto di ceramica sul quale stavano l’astice diviso a metà, un lungo pezzo di baguette, mezzo limone e due coppette bianche come il piatto, contenenti rispettivamente maionese e rouille, una salsa speciale a base di aglio, olio e peperoncino.
Il commissario procede a tastoni per risolvere il caso, minacciato dall’incombente arrivo della madre da Parigi. Si accorgerà presto che la bellezza dei luoghi attira dal continente affari sporchi e corruzione, a cui non sono insensibili gli stessi abitanti delle isole.
Bannalec si destreggia tra toponimi bretoni e trama, infarcisce il racconto con leggende del posto e accurate descrizioni geografiche. Tante cartoline suggestive e come una guida turistica del Finistére
che comprende osservazioni quasi scientifiche sulle fenomenali maree sizigiali, quelle in cui l’escursione fra l’alta e la bassa marea è al massimo livello a causa dell’avvicinamento della Luna alla Terra. Oppure sulla salinità dell’Atlantico, orgogliosamente maggiore di quella del Pacifico. Il Mediterraneo? Non è niente, solo una piccola appendice dell’Oceano Atlantico.
Per non perdersi nulla dei fenomeni naturali della Bretagna, Bannalec cita anche i trentasei cinghiali trovati morti su una spiaggia del Nord, nel dipartimento delle Côtes-d’Armor, avvelenati dai gas sprigionati dalle alghe verdi in putrefazione. Un pericolo che è costantemente segnalato sulle spiagge bretoni, come ho avuto modo di verificare durante il mio viaggio.

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