Ho letto “Io sono Dot” di Joe R. Lansdale

Finalmente un romanzo di Lansdale che non sia splatter, né pulp, né scurrile. Non ci sono zombie e neppure omicidi. Tanto che mi sentirei di farlo tranquillamente leggere al mio nipotino di dodici anni. Il sangue che si intuisce è invece quello di qualche sbucciatura da caduta sui pattini a rotelle. Dorothy Sherman, «Dot» per parenti e amici, è una ragazza dalla battuta sempre pronta. Ha abbandonato gli studi e lavora come cameriera sui pattini in un locale aperto h24 chiamato ‘Dairy Bob’, dal nome del proprietario.
Ora ho diciassette anni, ne sono passati cinque da quando ho sentito le perle di saggezza di papà, poco prima che partisse per il giro del mondo alla ricerca delle sigarette…
Marvel Creek, Contea di Tyler, East Texas. La famiglia Sherman è disastrata e con seri problemi economici. Vivono in una casa roulotte, la mamma, il fratellino Frank che va alle medie ed è un grande scaccolatore, la nonna che sta tutto il giorno a guardare serial televisivi. Ci sarebbe anche una sorella, Raylynn, due figli da due padri diversi e un compagno che regolarmente la gonfia di botte. Anche lei lavora al ‘Dairy Bob’ ma in un turno diverso da Dot. Presto la vedremo popolare la roulotte grazie alla complicità della sorella. Dot porta a casa il suo bravo stipendio per far quadrare il bilancio familiare. Ma sogna altro.
Cerco di fingere con me stessa, prima di dormire, che riuscirò a prendere il diploma, per poi andare al college e ottenere una vera e propria laurea invece che un attestato di assistente infermiera, o come diavolo si chiama, oppure di estetista, o ancora di stenografa.
Tra gli altri sentimenti, nutre una profonda rabbia nei confronti del padre che li ha abbandonati. Era un menzognero e un fannullone, ma era pur sempre un padre. Ad un certo punto le verrà anche la voglia di andarlo a cercare. Ciò che cambia l’andamento dell’insignificante ménage della famiglia Sherman è l’arrivo di uno zio, fratello del papà, mai visto né conosciuto prima. Con il suo furgone zio Elbert si installa nel cortile e scrocca i pasti nella roulotte della famiglia (anche lui è nullafacente). Pur con mille cautele e diffidenze, Dot instaura un rapporto discreto con lui.
Tanto per approfondire che tipo è Dot: Io non seguo le mode. Non mi piacciono i tatuaggi e tutta quella merda sulla faccia di un ragazzo. Ogni tanto indosso un paio di orecchini. Ce li ho i buchi alle orecchie, ma conosco ragazze che hanno buchi e roba appesa in posti dove non dovrebbe esserci un bel niente.
La vita potrebbe cambiare per Dot quando conosce un ragazzo bello e ricco, Herb. Oppure quando convince le colleghe a partecipare a una gara di pattinaggio a squadre che si disputa sotto il tendone di un circo. La cifra del premio in palio è allettante, diecimila dollari: se non altro tirerebbe su il morale a tutte le ragazze. E comunque fare qualcosa insieme potrebbe aumentare il loro orgoglio e l’autostima. Dot è la capitana e Elbert fungerà da coach, avendo avuto un passato da pattinatore clown.
Adoro i pattini. Adoro indossarli. In quei momenti mi sento mezza ragazza e mezza macchina. Avevo la sensazione di essere tutt’uno col vento. Quando pattinavo libera, senza portare vassoi o pensare a ordinazioni e mance, mi sentivo veloce e potente. E’ una sensazione meravigliosa, pattinare col vento sulla faccia e le rotelle che vorticano.
Ho già scritto altre volte che Joe R. Lansdale dà il meglio della sua scrittura quando racconta storie di ragazzini. Dot è già un po’ cresciutella ma, aldilà della lingua che non sa tenere a posto, ha appena raggiunto l’età del disincanto. Ci sono momenti molto divertenti e personaggi davvero curiosi. L’impressione è di leggere una favoletta, ma di quelle di vita vera perché come nella realtà non tutto si aggiusta sempre.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*