Ho letto “La mia isola è Las Vegas” di Vincenzo Consolo

Se in Esercizi di cronaca avevo fatto la conoscenza con Vincenzo Consolo giornalista, in La mia isola non è Las Vegas ho trovato cinquantadue racconti – non prettamente di taglio giornalistico – pubblicati nell’arco di mezzo secolo su giornali di vario tipo, come L’Ora di Palermo che non esiste più, come l’Unità che si appresta a non uscire più, ma poi su Il manifesto, Il Messaggero, La Stampa, Il Corriere della Sera, Giornale di Sicilia, La Sicilia e ancora periodici di vario genere e tendenza.
Ci sono pezzi di viaggio, schegge d’infanzia, incontri con personaggi, ricordi professionali. Talvolta Consolo usa l’arma dell’ironia ma da quasi tutti gli scritti trapela una Sicilia amara per quanto sempre molto amata.
L’incontro con la figlia di Carmelo Battaglia, il sindacalista socialista di Tusa ammazzato su una trazzera, una mattina di marzo, con due colpi a lupara, e messo in ginocchioni, con la faccia per terra. Nella stanza buia ci sono solo donne vestite di nero. C’era solo la luce rossa di un lumino davanti alla fotografia di Carmelo vestito da soldato, sopra il comò. Le donne stavano tutte chiuse nei loro scialli e mute.
Racconta di quando nel 1968 Julian Beck e Judith Malina del Living Theatre approdarono a Cefalù per fare teatro e per saperne di più circa Aleister Crowley. Costui era un istrione ed esoterista che aprì negli anni Venti una comunità ‘religiosa’ proprio nella città normanna. Si dice che abbia ispirato Ron Hubbard per Dianetics e Scientology. Venne poi espulso dall’Italia nientemeno che da Mussolini.
Anche oggi i maghi, il misticismo, il floreale, le droghe, l’irrazionale sono tornati di moda. Oggi rigurgita ancora il vecchio fascismo e nuovi fascismi sono sorti. Che ridicoli topolini partoriti dalla montagna, come diceva Aleister Crowley, non ci preparino assurde tragedie. Vincenzo Consolo lo scriveva quasi cinquant’anni fa e sembra ancora attuale.
Ricordate ABC ? Glorioso settimanale a cui collaborarono grandi firme del giornalismo, della politica e delle lettere negli ’60 e ’70, pubblicava foto per l’epoca assai osé, con un paginone centrale che mostrava una starlette discinta. Era lo specchietto per le allodole per proporre articoli di politica, scandalistici e anticonformisti. Consolo vi pubblicò il racconto La prova d’amore, titolo che per la Sicilia di allora diceva tutto: 1971 e la vicenda di Franca Viola era di appena cinque anni prima.
“Mirella, la prova, dammi la prova d’amore” le aveva sussurrato nel momento in cui la passione li travolgeva. Mirella si staccò da lui, e si fece dura, di legno. “Ma che dici Alfonsino, impazzito sei?”.
Vengono in mente fatti molto recenti quando Consolo parla di sciacallaggio nell’articolo Il disastro storico (La Stampa, 1978). Si riferisce al Belice (1968), e scrive del terremoto e incendio di San Francisco (1906), del terremoto di Messina e Reggio Calabria (1908). Consolo distingue tra gli sciacalli che scavano tra le macerie e che all’epoca se scovati venivano sommariamente giustiziati e gli sciacalli politici. Ma considera anche un terzo tempo, quello delle iene. Sono questi gli speculatori e i profittatori della ricostruzione: funzionari statali, appaltatori, commissari governativi, mafiosi…, ladri, insomma, e arraffatori di tangenti. Ricordate le telefonate tra costruttori che si fregavano le mani nella notte del 6 aprile 2009 per il sisma dell’Aquila?
Ci sarebbe da soffermarsi su ciascuno degli scritti di questo volume che è stato pubblicato postumo nel 2012 poco dopo la scomparsa dello scrittore. E c’è parecchio da apprendere. Assolutamente non sapevo che le tre scrittrici Charlotte, Emily e Anne Brontë devono il cognome della loro famiglia alla città di Bronte. In origine Brunty era il vero cognome del padre, Patrick Brunty, un pastore anglicano di origine nord-irlandese. Era un fan di Orazio Nelson e quando l’ammiraglio venne insignito da Ferdinando di Borbone del titolo di duca di Bronte per aver contribuito a reprimere la rivoluzione napoletana del 1799 mutò il proprio cognome in Brontë. Consolo lo racconta nello scritto E poi arrivò Bixio, l’angelo della morte, pubblicato su Il messaggero nel 1982.
Delizioso racconto è Il regista, un ritratto, in mezzo milanese, del grande Strehler (mai nominato però direttamente). E l’om pù gran del gran Milan, d’oggi, di ieri e forsi di doman, l’è Lu: el regista. Compare anche la celebre Camilla con i croccantini per i gatti nella borsa. Io credo che conoscon la Camilla, i gatt, sono suoi fedeli abitué. Come mi del gran Regista. Ma che vuole la Camilla? Non approva quel teater che vien su?
Milano ha una parte fondamentale in questi racconti. D’altra parte ci ha vissuto per tanto tempo prima da studente e poi da giornalista e scrittore, senza mai staccare la spina con la Sicilia però. Rispetto per l’operosità dei milanesi, senza tuttavia mandargliele a dire: Dicono ‘a gratis’ e dicono ‘con pardon’ i ragionieri di codesta città quando vogliono parlare in punta di forchetta. Oltre a dire ‘una tantum’, nel senso del diritto che hanno loro a sniffare ‘di tanto in tanto’ per riprendere quota ed essere efficienti.
Poi si torna in Sicilia e nei vari ricordi sfilano Castel Tusa, Tindari, Patti, San Fratello, Gioiosa, Capo d’Orlando, Milazzo, Torre del Lauro (cito alla rinfusa) fino alla scoperta di Mozia (peraltro già apparsa in Retablo) avvenuta appena finito il liceo, nel bellissimo racconto Le vele apparivano a Mozia. Una terra, la Sicilia – dice Consolo – la cui esistenza è sempre stata violentata da tremende eruzioni di vulcani e immani terremoti. E, scrive ancora, di fronte alle macerie della storia e alla polvere dell’esistenza solamente i poeti, ancora, posseggono l’oscuro segreto delle parole per dire, con la più alta dignità  e più alta bellezza, della grande avventura dell’esistere, della vita; dei suoi dolori, delle malattie, della morte; dire delle sue consolazioni, delle sue illusioni; dell’amore, dell’arte, di un fiore (sia pure una ginestra), del sorgere del sole, del tramonto della luna, della grazia di una donna.
Chiudo qui la mia recensione, perché dopo queste parole si può solamente tacere.

Le mie disordinate (ma ravvicinate nel tempo) letture di Consolo:
Esercizi di cronaca (2013)
Lo spasimo di Palermo (1998)
Le pietre di Pantalica (1988)
Il sorriso dell’ignoto marinaio (1987)
Retablo (1987)

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