Ho letto “Coltelli” di John Cassavetes

Ho ritrovato in una biblioteca che mi era appartenuta questo libercolo. Testo pubblicato da Casa Usher nell’ottobre 1981 dell’unico lavoro teatrale di John Cassavetes (traduzione e adattamento di Basilio Franchina) in occasione dell’allestimento del Teatro Stabile di Bolzano. E questo la dice lunga sulla mia età se è vero, come è vero, che l’avevo acquistato in  occasione di una rappresentazione teatrale, allestita da chi e vista dove proprio non ricordo. Comunque tanti anni fa, perché non credo che il testo sia stato ripreso in seguito molte volte. Cassavetes lo scrisse dopo il successo avuto con il film Gloria (1980, Leone d’oro al miglior film alla Mostra del Cinema di Venezia). La prima rappresentazione avvenne il 3 maggio 1981 in un teatrino di Los Angeles, con la regia dello stesso Cassavetes e l’interpretazione di Peter Falk e della moglie Shera Danese. In realtà Knives faceva parte di una trilogia di atti unici insieme a Love Stream che poi divenne un film nel 1984 e The Third Day Comes, scritti però insieme al commediografo Ted Allan.
Ma qual è l’attualità di Coltelli, se un’attualità può avere. La prima cosa che viene in mente, ed è purtroppo attualissima, è il femminicidio. Quel set di affilitassimi coltelli da bistecca è stato appena acquistato dai coniugi Larry e Maureen, organizzatori di frequenti party con gli amici.
Larry: Erano dodici. Cucinavamo spesso delle bistecche, e perciò usavamo coltelli molto affilati… Bellissimi e costosi, quei coltelli, a lei piacevano tanto.
Larry Bowa è un attore comico che però non riesce a far ridere nessuno. Di qui nasce la sua inquietudine, la sua frustrazione, che naturalmente sfoga contro la moglie. La prima parte si apre in tribunale con Larry che cerca di difendersi davanti al giudice dall’accusa di omicidio.
Avv. Difensore: Erano litigi lunghi? Duravano cinque minuti… un minuto… una settimana… un anno?
Larry: Dipende. Qualche volta un minuto, un’altra volta un anno… anzi, qualche volta cinque anni.
Non si comprende bene se l’omicidio ci sia veramente stato. Il testo procede con continui flashback tra il tribunale e l’appartamento. Sembra più adatto ad una sceneggiatura cinematografica che a un’opera di teatro. La struttura è quella tipica del giallo, con inquadrature brevi e incalzanti.
La scena si sposta sul party, con diversi ospiti, tra cui Dedee, sorella di Maureen. Larry, ubriaco, ci ha provato con lei. E’ lì che succede il fattaccio. Larry lascia intendere che la moglie si è infilzata da sola giocando con i coltelli. Gli ospiti invece lo accusano davanti al giudice.
Nella seconda parte Larry, dopo che è stato condannato, è nel braccio della morte, assistito da un medico. Ha delle allucinazioni, vede la moglie.
Maureen: Quando mi dici che mi ami, in realtà mi dici che ti stai annoiando con me. L’amore è come una pattumiera, un pretesto per sbarazzarsi dei rifiuti.
Compare anche un vecchio che era presente al party. Si tratterebbe del padre di Larry.
Veccho S.: Le donne sono una cosa meravigliosa. Non sono denaro. Non sono madri. Né sono nate solo per il sesso. Le donne sono confezionatrici di bandiere… Non ridere ti prego. Noi viviamo agli ordini delle bandiere, non di Dio.
Infine viene condotto alla sedia elettrica. Rimane il dubbio: è vita vera vissuta o sono solo le fantasticherie di un povero attore comico fallito oppure un canovaccio per intrattenere cinicamente il pubblico con tristissime vicende personali? Testo ambiguo, che lascia lo spettatore/lettore nel dubbio.

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