Ho letto “Pessime scuse per un massacro” di Enrico Pandiani

“La giustizia si fa nei tribunali, madame. Quell’uomo ha ucciso un mucchio di gente e se lei lo conosceva avrebbe fatto meglio a dirmelo subito”.
Passato a pubblicare da Instar Libri a Rizzoli, Enrico Pandiani porta il commissario Mordenti e ‘les italiens’ a fare un giro in provincia dove il gruppo è stato chiamato a risolvere il caso dell’omicidio di un senatore della Republique, fatto fuori con una sventagliata di una mitragliatrice Browning risalente al secondo conflitto mondiale. E’ il primo di una serie di omicidi, tutti in qualche modo legati a vicende dell’occupazione nazista e della guerra di liberazione. Ogni volta, l’assassino lascia sulla scena del delitto un’immagine o un gadget raffigurante Babar, all’epoca popolare elefantino della fumettistica francese, e una fotografia raffigurante due occhi di giovane donna. Non è molto per risalire al colpevole, ma è sufficiente per iniziare una lenta e paziente ricostruzione di fatti e misfatti di sessant’anni prima. Mordenti e i suoi si avvalgono (non senza qualche contrasto) della collaborazione della locale gendarmeria. Siamo a sud di Parigi, sulla direttrice Ponthierry, Barbizon, Fontainebleau. Scomode verità vengono a galla: negli anni bui del conflitto alcuni partigiani non si erano comportati esattamente da eroi e intere fortune erano passate frettolosamente da una famiglia all’altra, sedimentandosi poi nei decenni successivi. Stretto da un lato dai superiori che hanno fretta di arrivare a delle conclusioni, dall’altro dalla politica locale e nazionale che sembra voler insabbiare tutto, Mordenti si applica come non mai. Interroga i pochi superstiti della lotta di liberazione, studia carte dell’epoca, scopre che alcuni maquisard si facevano chiamare con nomi tratti dai fumetti. Babar, ad esempio, era un coraggioso comandante partigiano sparito subito dopo la guerra. Insomma, ci sono conti da regolare che risalagono a tanti anni prima ma per arrivare a un massacro simile non ci sono scuse……
“E’ sempre interessante scoprire la quantità di merda nella quale un individuo può sguazzare pur di mantenere il suo povero, piccolo ruolo. Lei non sarà mai come il senatore, non avrà mai il coraggio di fare quello che ha fatto lui. Sarà sempre un passo indietro con la sua bella spugnetta a cancellare le tracce di merda che i suoi superiori si lasciano alle spalle. Ma stia tranquillo, la politica ha sempre bisogno delle mezze tacche.”
Parallelamente all’indagine scorrono le vicende amorose di Mordenti, notoriamente gran ‘tombeur de femme’. Questa volta la vittima predestinata è il capitano Trang della gendarmeria di Ponthierry, una splendida femmina di origine indocinese. Per tutto il romanzo tuttavia il bel Jean-Pierre sembra dover andare in bianco….e confesso che ho fatto il tifo affinché ne risparmiasse finalmente una!
Altro non si può raccontare della vicenda, tralascio quindi l’epilogo, ma sul romanzo c’è ancora da dire che Pandiani mostra la sua passione per le vicende della seconda guerra mondiale. Tra l’altro si è documentato molto sull’occupazione tedesca in Francia e sulle vicende immediatamente seguenti la liberazone, mentre della sua competenza e passione per le armi già si sapeva dalle tre precedenti inchieste di Mordenti. Come sempre la narrazione è condita da un certo umorismo, apprezzabile in passaggi come questo: Il rumore sordo della sponda del letto che picchiava ritmicamente contro il muro al piano di sotto mi ha informato che per madame Kaganovitch, la mia padrona di casa, era orario d’ufficio. Assai meno se trascende in grossolanerie, tipo quando scrive, a proposito di una mitragliatrice…..Era la più grossa che avessi mai visto, Rocco Siffredi avrebbe potuto infilare comodamente l’uccello nel buco della canna.
E ora, caro Pandiani, riporta pure les italiens a Parigi, il loro habitat è lì.
“Ho fatto cose terribili, commissario, l’odio può diventare come l’aria, ne hai bisogno per sopravvivere”.

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