Ho visto “The Double”

Tutto già visto: a 23 anni dalla caduta del muro di Berlino si fanno ancora i film sulle spie americane e russe. Un agente CIA in pensione viene rispolverato per dare la caccia a Cassius, un killer ex-sovietico tornato in attività. Gli viene affiancato un giovincello FBI tutto files e faldoni.
“Che cosa facevi quando è caduto il muro di Berlino?”
“Lo stavo guardando in televisione. Come chiunque in questa stanza.”

Insomma l’anziano che si è fatto sul campo opposto al giovane che sa tutto. Paul Shepherdson (il grigione Gere) indirizza la ricerca verso un emulatore, asserendo che Cassius è morto da tempo. Il giovane Ben Geary (Topher Grace), che ha scritto una tesi di laurea sul killer, non ne è convinto. “Tu non lo conosci, tu non sei mai stato sul campo, sei un bibliotecario!”. Shepherdson ha buoni motivi per parlare così: Cassius è lui. Non svelo nulla di particolare perché ciò è evidente fin dal trailer e lo si scopre comunque dopo pochi minuti di proiezione. Eccolo il double, il doppiogiochista, costretto a collaborare per non scoprirsi troppo. Ma la trama conserva ancora qualche sorpresa.
Arma del killer è un sottile filo d’acciaio che si svolge dall’orologio a polso e vi si riavvolge dopo aver tagliato le gole…… Già visto anche questo, al cinema e in letteratura. E Richard Gere come virtuoso del filo d’acciaio è un po’ fuori ruolo.
Film d’esordio di tal Michael Brandt, già sceneggiatore e produttore. Un film che si può anche non vedere.

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