Ho letto “L’allegra apocalisse” di Arto Paasilinna

Un vecchio e ricco “bruciachiese” comunista, ravveduto in punto di morte, lascia al nipote terreni in gran quantità e l’incarico di edificare un tempio. Il nipote, che ha al suo attivo numerosi fallimenti come uomo e come imprenditore, prende molto alla lettera il testamento e in spregio a tutte le regole statali ed ecclesiastiche intraprende l’edificazione della chiesa nei boschi della Finlandia centrale. Ingaggia boscaioli e falegnami e in quelle lande sperdute costituisce una sorta di comunità. Passano gli anni e la combriccola si arricchisce di strani personaggi, tutti intenzionati a farla finita con il mondo civilizzato e a vivere in una splendida e bucolica autarchia. Caccia e pesca, soprattutto, e agricoltura diventano le fonti di sostentamento della eterogenea comunità, mentre quale moneta di scambio, che sarà in qualche modo riconosciuta e accettata dalla burocrazia statale, saranno presi i barilotti di coregonini e salmoni in composta.
Ma intanto nel resto del mondo si è scatenata una terza guerra mondiale e sull’intero pianeta si è abbattuta la catastrofe ecologica, l’economia è crollata e le fonti di energia sono terminate. Parigi è finita sotto sei metri d’acqua e New York, dopo i festeggiamenti del nuovo millennio e il concomitante sciopero dei netturbini, è ricoperta da metri e metri di spazzatura. Solo nei boschi del Kainuu la vita procede tranquilla…….
Insomma, venga pure l’Apocalisse – sembra dire Paasilinna – intanto noi ci attrezziamo. Le trovate divertenti nel romanzo si susseguono ad ogni pagina. Come quando due ex agenti del Kgb stabilitisi nella comunità vanno a caccia di cadaveri da inumare nel nuovo cimitero e non lasciare così da sole le spoglie del “bruciachiese”. Oppure quando viene allestita una improbabile sala operatoria e un improvvisato chirurgo si esercita a fare bypass coronarici su un orso prima di effettuarli sugli umani.
Con il suo consueto umorismo finlandese Arto Paasilinna firma un altro libro che fa sorridere e riflettere nello stesso tempo, senza tuttavia essere pessimista. L’allegra apocalisse è del ‘92, pubblicato da qualche settimana in Italia, come sempre da Iperborea.
“La fine del mondo non era passata senza lasciare tracce. Montparnasse si trovava sotto sei metri d’acqua, e grandi banchi di pesci girovagavano per le stradine e i caffè. Due merluzzi esaminavano con sguardo inespressivo il menu disperso dalla marea di una trattoria del pescatore, che proponeva baccalà fritto per due al prezzo più che ragionevole di 140 franchi. Era l’anno 2023”.

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