Ho letto “Testimone inconsapevole” di Gianrico Carofiglio

“Allora, per verificare la consistenza e l’attendibilità dell’argomentazione dell’accusa, dobbiamo verificare cosa significa verosimiglianza”.
Seppur percorrendo la strada a ritroso sono arrivato a leggere i quattro volumetti dei casi dell’avvocato Guido Guerrieri, il personaggio creato da Gianrico Carofiglio che ha determinato la nascita del cosiddetto ‘legal thriller’ all’italiana. Da “Testimone inconsapevole” (2002) sono poi stati generati “Ad occhi chiusi” (2003), “Ragionevoli dubbi” (2006), “Le perfezioni provvisorie” (2010).
Guido Guerrieri si trova a difendere un ambulante senegalese, Abdou Thiam, che vende la sua mercanzia sulle spiagge del barese. E’ accusato del sequestro e dell’uccisione di un bambino di nove anni, Ciccio, ritrovato poi in un pozzo a chilometri di distanza. E’ un caso processuale disperato, quasi impossibile da risolvere, perché tutti gli indizi sono contro di lui. Ciononostante Guerrieri ne ha assunto la difesa e lentamente in udienza comincia a risalire la china, dapprima sollevando dubbi sulle modalità con cui sono state raccolte le testimonianze a carico del suo cliente, poi minando la credibilità del principale accusatore, infine richiedendo l’acquisizione dei tabulati dell’utenza telefonica di Thiam nel giorno del delitto, cosa totalmente trascurata dagli inquirenti. L’arringa di Guerrieri è accorata, iniziata con una disquisizione su verità e verosimiglianza e sul fatto che, prendendo a prestito una frase di Albert Einstein, è la teoria che determina ciò che osserviamo.
Parallelamente veniamo a conoscere qualcosa della vita privata dell’avvocato, le sue debolezze, le sue passioni, i gusti letterari, musicali, gastronomici. Si separa dalla moglie Sara dopo anni di matrimonio e cade in una profonda depressione dalla quale pare risollevarsi facendo la conoscenza con una nuova vicina di casa, Margherita.
Capisco il successo che hanno avuto i libri di Carofiglio in questi anni. E’ un antieroe per eccellenza. Dà il meglio di sè in tribunale, dove è senza macchia e senza paura, ma fuori dall’aula è una persona normale, con molti vizi e debolezze come tutti i comuni mortali, che spesso non esprime il proprio pensiero: “Stavo per dire che….Per fortuna non dissi niente di tutto questo”. Titubanze, tentennamenti, dubbi che sono di tutti noi, tanto nell’esercizio della propria attività quanto nei momenti più o meno critici della nostra vita.
Pensai ai conti che si chiudono e alle cose che cominciano. Pensai che avevo paura ma che, per la prima volta, non volevo sfuggirla o nasconderla quella paura.

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