Ho ascoltato “Aria con da capo” del Collettivo Decanter

E’ un cd stupendo e lo dico pur sapendo di attirarmi qualche sorrisino maligno, visto che l’autrice della metà delle musiche e dei testi, nonché anima del gruppo, è Marta. Che sarebbe mia figlia. Contiene musiche bellissime e invito chiunque all’unica prova possibile: l’ascolto.
Marta, da sempre curiosa di tecniche, stili, linguaggi, espressioni musicali diverse, ha conosciuto Marco Perona nel 2005 frequentando la “Bottega musicale del flamenco”. Da subito hanno incrociato i loro strumenti e mondi musicali. Presto hanno aggiunto la voce della cantante jazz Alessia Galeotti che con Marta collaborava da tempo su altri progetti. I brani, tutti a firma Marco Perona e Marta Caldara, hanno preso forma e si sono perfezionati negli anni. Fino alle registrazioni avvenute tra il 2010 e il 2011 con l’aggiunta di altri affermati musicisti: Erica Scherl (violino), Alberto Mandarini (tromba e flicorno), Claudio Riaudo (udu drum), Claudio Nicola (contrabbasso), Elvin Betti (cajon e percussioni) e Claudio Javarone che è un ballerino flamenco e che in un brano ha messo, letteralmente, i piedi. Poi Marta si è impegnata a fondo per trovare un partner nella produzione del cd e infine ha coinvolto un amico pittore di Budapest, András Győrfi, per le immagini della copertina che, per gli apprezzamenti che ha raccolto, merita un discorso a parte.
Cito dalla presentazione contenuta nel cd: “Le composizioni, tutte originali a firma del trio, strumentali e cantate in italiano, si sviluppano tra obbligati di rigore classico e variazioni che seguono la logica della falseta flamenca, ma tradiscono anche gli ascolti balcan-brasil-progressive dei loro creatori”. Ora, io non so che cosa siano gli ‘obbligati di rigore classico’ né la ‘logica della falseta flamenca’, quello che mi sento di dire è che questo cd per la sua complessità sfugge a qualsiasi catalogazione.
Cito Marta: “Sin dai primi esperimenti, compiuti insieme sul brano Athena, ho ritrovato con il collettivo il gusto di condividere le emozioni, suonarle prima che finiscano, o che prendano una piega razionale, rinnegabile. Un gioco che si autoalimenta, un vortice creativo”. Il cd propone dodici brani (e una ghost track che è doveroso andare a cercare in fondo al disco….), nei quali si alternano, cito ancora Marta Caldara, “forme antiche, parole nostalgiche, ricordi di infanzia, nenie che si ripetono uguali a se stesse. Storie immobili, radicate nel nostro vissuto, come substrato emotivo, dal quale lanciarsi verso una sfida: solo l’espressione pura del proprio mondo musicale interiore, senza un linguaggio predefinito, può dare vita a qualcosa di nuovo”.
Il cd si apre e si chiude con la filastrocca “Aria con da capo” (prima e seconda parte) dove il giro di accordi si ripete senza un ritornello, così come il testo racconta problemi che trovano soluzioni, che poi si rivelano in realtà nuovi problemi. “Strega” mette insieme la musica di Marta “composta durante un lungo viaggio di ritorno a casa, guidando, arrabbiata con una strega” e il testo di Alessia Galeotti che, invece, ne prende le parti. “Il peso di una mano” è una visione musicale sul dramma della violenza sulla donna. “Canzoni” è un loop di pochi accordi ed un testo catartico. “Sellino Ecru” propone ricordi d’infanzia dell’autore Marco Perona quando il mondo era ancora una palla blu. Seguono tre brani strumentali “Il Ritorno di Gengis”, festosa buleria composta per celebrare il ritorno del gatto Gengis (immortalato anche in una foto del booklet), scomparso una mattina di giugno e già a casa la sera, dopo il temporale, “Athena”, brano in accordatura aperta, ispirato al personaggio della “Strega di Portobello” di Paulo Coelho e “Iso”, un zapateado moderno, tra un continuo alternarsi di ritmi flamenchi di fiesta per eccellenza: tangos e bulerias. “Il Sole di Pai” accoglie istantanee di una giornata in Valsavaranche, in Valle d’Aosta. Patrizio “Pai”, artigiano e collezionista e il suo sole di legno intarsiato nel soffitto della baita vicino alla stalla. Il Savara, la natura così severa e la casa di Pelagia, l’anziana che ci viveva sola da anni, abbandonata dagli eredi con la tavola ancora apparecchiata e la bottiglia di vino vuota a metà. “Il Monolocale di Gengis” è la scatola di un cajon, che il gatto Gengis ha scelto come suo monolocale. Il penultimo brano è “Parlami”, composta da Marta che spiega “quando mi sono seduta al piano ed è uscito questo riff, non ascoltavo altro che musica balkan e kletzmer da mesi. Il testo l’ho scritto con David Ragghianti, poeta, artista, amico col quale avrei voluto proseguire la collaborazione, se non fosse scappato a Parigi per fare l’attore, poi a New York per fare il cameriere, ed ora a Bangkok dove intaglia pietre preziose”. Dopo la seconda parte della title track il cd si chiude con la ghost track “Valse”, composizione per pianoforte solo. Un pezzo che starebbe bene in una colonna sonora o in una pubblicità.
Quello che Marta non dice è che due brani sono stati scritti pensando a Mina e a Ornella Vanoni, mentre la traccia n.11, “Parlami”, mi fa pensare a Paolo Conte e a Sergio Cammariere.
E ora la prova del pubblico.

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