Ho letto “Una voce di notte” di Andrea Camilleri

“Dottori, i pinseri sunno i peggiori nimici della panza e, rispetto parlanno, della minchia”.
Un po’ mi ero arrabbiato, perché alcune storie fa io e Montalbano avevamo la stessa età, mi pare che fosse in “Vampa d’agosto” e da allora eravamo rimasti coetanei. Ora scopro che qui Salvo ha di nuovo cinquantotto anni. Per fortuna Camilleri nell’ultima pagina spiega che la scrittura di “Una voce di notte” è antecedente ad altre storie ed è pubblicato ora solo per “le segrete alchimie dei piani editoriali”.
Comunque sia Montalbano sente fortemente l’ingresso nella vecchiaia e in questa inchiesta accantona qualsiasi velleità avente per oggetto giovani picciotte. Livia gli tiene il fiato sul collo e le sciarratine telefoniche sono sempre frequenti.
Aviva raggiuni il dottor Pasquano, la vicchiaia lo stava facenno cadiri a pezzi.
Come in altri libri sono due i filoni di inchiesta dei quali si deve occupare Montalbano: un furto in un supermercato che porta al suicidio alquanto sospetto del direttore e l’omicidio di una bella ragazza accoltellata in casa, convivente del figlio del presidente della provincia. Tuttavia le due inchieste non si intrecciano, la prima rimane ancorata al mondo delle cosche, mentre la seconda pur avendo sullo sfondo la politica ha come movente la classica gelosia.
Montalbano si muove ai limiti della correttezza investigativa per arrivare a capo dei due misteri, anzi superandoli in alcuni casi con furbesche telefonate anonime o con la violazione dei sigilli.
Sempre in primo piano sono le tv locali, Televigata di Ragonese di cui subisce gli attacchi personali, Retelibera dell’amico Zito usata per lanciare messaggi a chi deve capire.
Montalbano, prima d’astutare, sputò sulla facci del giornalista, ricordandosi che lo stisso Ragonese aviva plaudito alla polizia doppo la “macelleria messicana” importata a Genova in occasioni del G8.
Più invecchia, meno è disposto ai compromessi. Montalbano è insofferente alle procedure, evadere pratiche è diventato un supplizio.
Era cosa cognita a tutti che spisso e volanteri lui aviva fatto accussì, stracatafuttennosinni altamente delle regole e delle norme….
Come pure la mano politica di Camilleri si sente sempre più pesante nelle frequenti tiritere contro il potere, il servilismo negli affari dell’amministrazione, la commistione tra politica e mafia.
Che paisi era quello indove un ministro che era stato ‘n carrica ‘na vota aviva ditto che con la mafia bisognava convivere?
Però alleggeriscono sempre la lettura gli strafalcioni di Catarella e la descrizione dei succulenti pranzi da Enzo, seguiti dalla tradizionale passiatina molo-molo.
Era stata ’na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza.

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