Ad un certo punto i sentimenti (e gli interessi) individuali prevalgono sulle ideologie collettive. E’ un po’ quello che è successo a (quasi) tutti i sessantottini. Il regista Olivier Assayas mette in campo le piccole storie individuali all’interno di un movimento collettivo all’indomani del ’68. La vicenda è ambientata nel 1971 a Parigi, dove il liceale Gilles e i suoi amici sono quasi travolti dall’impegno politico che minaccia di farli deragliare verso qualcosa di più pericoloso: dal vandalismo verso la scuola alla guerriglia urbana fino al ferimento di un vigilante. Per il gruppetto è ora di cambiare aria e non c’è nulla di meglio di un viaggetto in Toscana, complici le vacanze estive, dove i ragazzi proseguono l’indottrinamento politico a cura di compagni più grandi provenienti da varie parti del mondo. Mentre la sua ragazza Christine continua il viaggio verso la Calabria con alcuni cineasti e l’amico Alain segue un’altra fanciulla in India, Gilles torna a Parigi dove deve fare i conti tra continuare nell’impegno politico, proseguire nell’attività del padre, produttore cinematografico, o iscriversi all’Accademia di Belle Arti e realizzare il sogno di diventare artista.
Assayas mette nel film tanti temi nel tentativo di dare un quadro esauriente dell’atmosfera di quegli anni: la vivacità culturale, l’amore libero, la droga, l’aborto, il misticismo orientale, la musica, i cineforum politici. In primo piano rimane però la ricerca di Gilles di una propria strada verso il futuro, di un proprio spazio nel mondo, in mezzo ai condizionamenti e alle contraddizioni di quel periodo. Bisogna dare atto al regista di aver trattato la complessa materia con distacco e con una certa ironia. Se c’è della nostalgia è solo verso l’età dei protagonisti (Assayas è del 1955). Certo però che il giudizio del tempo è spietato…..
Per le numerose teste bianche presenti in sala ci sono tanti spunti di riflessione. Per i giovani di oggi che avranno visto il film, credo, nessuna invidia verso chi ha vissuto il ’68.
Film premiato alla Mostra di Venezia 2012 per la miglior sceneggiatura.