Ho letto “Aringhe rosse senza mostarda” di Alan Bradley

…un bicchiere di birra senza una donzella, ahimè, è come un uovo sodo senza sale o un’aringa rossa senza mostarda. Che personaggino questa Flavia De Luce, rampolla di una nobile famiglia inglese! Ha undici anni, ma con l’intuito e la tignosità di un investigatore veterano. Caratteristiche che le consentono di ficcanasare dappertutto e di risolvere enigmi per i quali la polizia brancola nel buio. Vive in un villaggio dell’Inghilterra anni Cinquanta, dove si conoscono tutti, in una magione imponente, con il padre ex-colonnello appassionato di filatelia, vedovo; due sorelle maggiori, Ophelia e Daphne, che la tiranneggiano; una governante e un maggiordomo, retaggio di una solidità economica ormai svanita.                                                                           Capelli neri, occhi neri, vestito nero, guance dipinte di rosso, bocca rossa; e una voce che ti viene soltanto se hai fumato mezzo milione di sigarette. Questa è la descrizione della zingara Fenella la cui conoscenza fa precipitare Flavia in un mare di guai. La sorella Ophelia invece: Feely aveva diciassette anni, e immaginava di occupare una posizione nella scala gerarchica prossima a quella della Beata Vergine Maria.
Ma le descrizioni più gustose Flavia – ricordiamoci che la narrazione è condotta in prima persona dalla undicenne – le riserva a se stessa: Quando mi trovo insieme agli altri una parte di me rimpicciolisce. Soltanto da sola posso godermi pienamente la compagnia di me stessa.
Appassionata di chimica, Flavia ha un attrezzato laboratorio ereditato da uno zio di cui è gelosissima. Lì studia, sperimenta, analizza tutto quello che le capita sotto tiro. Le lacrime sono come un brodo ricchissimo di ingredienti: acqua, potassio, proteine, manganese, vari enzimi, grassi, olii, cera, con l’aggiunta di un bel po’ di cloruro di sodio per insaporire il tutto. Meglio se si tratta di risolvere con la chimica qualche enigma a cui si trova di fronte.
Impavida, impertinente, impicciona, non si ferma davanti a nulla, sempre in sella alla sua Gladys che tratta come un’amica più che come una bici, girovaga per la cittadina di Bishop’s Lacey muovendosi come un pachiderma in un negozio di cristalleria, ma in realtà raccogliendo indizi e prove dei delitti in cui è in qualche modo coinvolta. E sempre arrivando alle conclusioni un istante prima della polizia, qui  rappresentata dall’umano e fin troppo comprensivo Ispettore Hewitt.
Parla poco, ascolta assai e giammai non fallirai. Era il Motto del Mese.
La serie di Flavia de Luce si compone di sei romanzi, di cui tre pubblicati anche in Italia. Questo è il terzo, i due precedenti sono editi da Mondadori. La ‘red herring‘ del titolo ha un doppio significato: è anche una ‘falsa pista’ e in un giallo ci sta benissimo. Proprio il titolo, come a volte accade, ha attirato la mia attenzione in libreria. Come mangiatore di aringhe non potevo sottrarmi: “una pietanza grossolana, buona per uno stomaco volgare”.
Alan Bradley, canadese, classe 1940, è autore di successo. Aringhe rosse senza mostarda è forse un tantino lungo, ma è scritto con humour britannico ed è particolarmente adatto alla lettura da parte dei ragazzi.
….guardava in lontananza con aria indifferente, come uno che ha fatto un peto ad un ricevimento e adesso finge di non essere stato lui. 

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