Ho visto “Il caso Kerenes”

Tutto il mondo è paese, pare volerci insegnare il non ancora quarantenne regista rumeno Calin Netzer, assurto agli onori della cinematografia internazionale con questo film, vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale 2013. I ricchi sono egoisti ed arroganti e cercano di dribblare la giustizia grazie ai soldi. Anche in Romania. I poveri invece vivono con dignità anche i lutti più atroci, come la tv quotidianamente insegna. Anche in Romania. E le mamme? Ah le mamme, guai a toccare i loro figli cresciutelli. Cornelia fa di tutto per non far andare in carcere il figlio Barbu che ha appena investito e ucciso un bambino con la sua auto (anche qui tutti i ricchi hanno un suv….). E quindi trucca le carte, cerca di corrompere i poliziotti, di modificare i verbali, di comprare testimoni). La signora Cornelia imperversa anche nella vita privata del figlio che quasi quasi preferirebbe andare in galera piuttosto che continuare ad avere tra i piedi una simile madre.
Poi accade il miracolo. Quando Cornelia con il figlio e la nuora si reca, seppur malvolentieri, a trovare la famiglia della vittima entra in contatto con la miseria e con la dignità, non trova rabbia né voglia di vendetta. E lì la donna si trasfigura e arriva probabilmente a provare un inaspettato dolore (bravissima l’attrice Luminita Gheorghiu, già vista nel film di Mungiu Oltre le colline). Coscienza al lavoro? Parrebbe di sì.
Sceneggiatura rigorosa, trama angosciante, mentre ai repentini movimenti della macchina da presa, passato il mal di mare iniziale, si fa presto l’abitudine. In ogni caso quello rumeno è un cinema che cresce.

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