Ho visto “Una fragile armonia”

No, la fragile armonia non è quella che lega fra di loro i partiti che sostengono il governo Letta, anche se… Qui si tratta di musica e l’armonia che si rompe nel film è tra i componenti di un quartetto d’archi, il Fugue String Quartet. Venticinque anni di carriera, incisioni, concerti, tournée, consensi, applausi per un sodalizio apparentemente inossidabile. Ma nel momento in cui il violoncellista Peter Mitchell, il fondatore e il più anziano del gruppo, è attaccato da un principio di morbo di Parkinson e deve abbandonare le sale da concerto per curarsi – per qualche tempo, forse per sempre – il quartetto si sfalda.  Robert Gelbart, il secondo violino, coglie l’occasione di un rimpasto nell’ensemble per rivendicare la prima parte, almeno in alternanza a Daniel Lerner, il primo violino. Nella discussione emergono rancori sopiti e sua moglie Juliette Gelbart si schiera dalla parte di Daniel. La frustrazione porta Robert nel letto di una giovane ballerina di flamenco, ma viene subito beccato dalla moglie – ah, i telefonini! – e scacciato di casa. In più, la loro figlia Alexandra, violinista nascente, prende lezioni da Daniel e con il fascinoso collega dei genitori avvia una relazione. Quando la cosa si viene a sapere, sono tutti a casa del violoncellista dove stanno per iniziare le prove in vista della nuova stagione, Peter infatti sta meglio e se la sente di riprendere a suonare. Insomma, succede un bel trambusto, altro che armonia tra di loro…
Per loro fortuna Peter Mitchell mantiene la barra dritta e usa tutto il suo carisma per rimettere le cose a posto. Il quartetto si avvia così a un trionfale concerto di inizio stagione, nel corso del quale Peter annuncia in maniera inaspettata il suo ritiro dalle scene. Il Quartetto per archi n. 14 in Do diesis minore, op. 131 di Ludwig van Beethoven incombe su tutto il film. Sette movimenti da eseguirsi senza nessuna pausa per una durata di circa 40 minuti, roba da mettere a dura prova l’affiatamento del quartetto. L’armonia però, almeno quella musicale, è ritrovata.
Una fragile armonia è la prima opera di fiction di un affermato documentarista, Yaron Zilberman. Christophen Walken, un veterano di Hollywood, giganteggia nei panni del violoncellista. Philip Seymour Hoffman, che abbiamo imparato a conoscere fin dal ruolo del figlio di papà in Scent of a Woman, dà i toni giusti al violinista ambizioso e frustrato. Meno efficace è l’attore israeliano Mark Ivanir che interpreta l’egotico primo violino. E’ bella New York fotografata con la neve (ma non è la prima volta), splendidi i primi piani, dialoghi così così ma con qualche aneddoto curioso sulla musica. Molto interessanti le case dei musicisti. Beethoven a parte, nella colonna sonora ci sono altre buone musiche. Una particina, infine, per Anne Sophie Von Otter, celebre mezzosoprano e per Nina Lee, violoncellista vera, nella parte di se stessa.

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