Ho letto “Pista nera” di Antonio Manzini

“Ricordati, la polizia può essere amica tua o il tuo peggior incubo”.
Finalmente un poliziotto corrotto! Ero stufo di incontrare nelle varie serie di polizieschi soltanto investigatori integerrimi, magari forti bevitori e spesso ubriachi fradici, anche donnaioli (e questo è addirittura puttaniere), sempre ligi e corretti nelle modalità di indagine. Rocco Schiavone, commissario anzi vicequestore romano trasferito per motivi disciplinari dalla Capitale ad Aosta, non lesina invece sonori schiaffoni a chi si ostina a non rispondere alle sue domande oppure tergiversa nelle risposte. Ma soprattutto ha una intensa attività parallela di criminale di piccolo cabotaggio sempre al riparo però della sua funzione istituzionale di dirigente della Polizia. Forse definirlo criminale è un pochino esagerato, diciamo che si arrangia con qualche operazione per arrotondare lo stipendio e mettere da parte i soldi per comprarsi una casetta in Provenza, il sogno della sua vita. I motivi per cui è approdato da qualche mese ad Aosta non sono del tutto spiegati ma devono essere stati piuttosto gravi.
Lo aspettava solo il lavoro, lavoro e lavoro. Era così la vita lassù ad Aosta. Gente seria, città seria, fatta di persone serie che sgobbano e si facevano i fatti loro. E se si sballava, lo faceva al massimo con le grolle. Finiti i tempi di Roma, dove la roba andava avanti e indietro come in un catena di montaggio.
Per la sua prima inchiesta, a lui, trasteverino che odia la neve e il freddo (gli manca completamente l’abbigliamento per una vita in montagna), tocca il ritrovamento di un cadavere su una pista di sci di Champoluc, sepolto nella neve e poi travolto e triturato da un cingolato battipista. Nella piccola comunità della Val d’Ayas sono un po’ tutti parenti, un tormentone che Schiavone impara presto, e tutti sono albergatori, piccoli commercianti, maestri di sci, addetti agli impianti. Nonostante la diffidenza dei locali e qualche ostacolo che si frappone tra lui e la soluzione del mistero, il vicequestore riesce a districarsi bene mostrando un fiuto non comune e ad arrivare alla soluzione in un paio di giorni. Il morto è un catanese. Potrebbe trattarsi di un delitto di mafia? Oppure di un delitto passionale? O una questione di debiti in un’area in cui sono tutti benestanti?
Una particolarità curiosa di Rocco Schiavone è quella di catalogare le persone che incontra secondo le loro caratteristiche fisiche e di un bestiario personale costruitosi nella mente dai tempi della fanciullezza trascorsa sulle enciclopedie. Così il dottor Lorisaz era un roditore sciuromorfo, ossia un castoro.
Questo poliziotto anomalo (nella letteratura), sbruffone con le donne, crudele con i sottoposti, maleducato con chiunque abbia a che fare, è però capace di slanci di buon cuore – anche a costo di superare i limiti della legalità, ma per lui è normale… – come chiudere un occhio di fronte ad un traffico di poveri cingalesi entrati illegalmente su un tir dal traforo del Monte Bianco e diretti ad un posto di lavoro a Torino.
Caterina Rispoli si girò e l’occhio attento di Rocco afferrò subito, come fa il falco con un topo, le chiappe tonde e sode della giovane funzionaria di polizia.
Per altri versi questo giallo rispecchia invece certi canoni a cui siamo abituati: il conflitto con il magistrato di turno, con la scientifica, con il medico legale. Anche certi poliziotti, modesti e imbranati, ricordano il Catarella di Montalbano.
“Ecco quelli della scientifica, (…) quando camminano sembra che abbiano paura di pestare una merda. Deformazione professionale.”
Pista nera (2013) mi è stato segnalato da diversi amici, vuoi per la mia passione per i libri gialli, vuoi perché in Valle d’Aosta ho trascorso un terzo della mia vita. Mi ha fatto piacere e mi ha divertito leggere di luoghi che conosco molto bene. E in questo senso sono stato attento anche alla toponomastica, quasi sempre da promuovere (Crest, Cuneaz…) fatta eccezione per Frachey che diventa Frachais. Ma sono quisquilie. Così come i nomi dei locali di Aosta, Trattoria degli Artisti Pam Pam, Café de la Gare, Hotel Europa, sempre corrispondenti al vero. A Manzini non lascio passare invece di aver fatto diventare Le Cret il vino di una rinomata azienda che sia chiama invece Les Crêtes e che mi piace molto.
Antonio Manzini, cinquantenne romano, è soprattutto attore di cinema e tv con una carriera ventennale. Pista nera è il suo terzo romanzo, il primo sul vicequestore Schiavone. Leggerò anche il successivo, La costola di Adamo (2014).
Ogni volta che chiudeva un caso si sentiva sporco, lurido, bisognoso di una doccia o di un viaggio di un paio di giorni. Come fosse lui l’assassino.

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