Ho visto “All Is Lost – Tutto è perduto”

Come si fa a fare un film senza un dialogo, anzi proprio senza parlato,  eccezion fatta per una imprecazione circa a metà proiezione e un fuori campo iniziale di poche parole, e mantenere un livello di tensione formidabile. Ci è riuscito perfettamente Jeffrey C. Chandor (Margin Call, 2011) con la complicità di un superlativo Robert Redford, ancora capace di una recitazione totalmente fisica a 76 anni. Redford nel film è semplicemente l’Uomo, che si cimenta contro tutte le forze della natura.
Navigatore solitario nell’Oceano Indiano, a 1700 miglia dalle coste dell’Indonesia, una mattina mentre ancora sta dormendo la sua barca incoccia un container alla deriva che apre uno squarcio nello scafo. Fa appena in tempo a riparare la falla e a svuotare la barca dall’acqua imbarcata che ha messo fuori uso tutte le attrezzature elettriche e arriva un fortunale. Cerca di rimettere in sesto l’imbarcazione, rovesciata e raddrizzata, cade in acqua, si ferisce, poi perde definitivamente il natante e si affida al canotto di salvataggio dopo aver recuperato poche suppellettili e scarse provviste. Si tratta quindi di resistere al sole cocente, alla mancanza d’acqua, all’attacco degli squali, applicando quelle poche nozioni empiriche che i manuali insegnano per cercare di sopravvivere in mare. Ha un sestante e calcola giorno dopo giorno la sua posizione. Vede passare non lontano transatlantici, portacontainer e altre imbarcazioni cercando invano di attirare l’attenzione.
L’Uomo prova a resistere, combatte contro gli elementi e una oggettiva sfiga. Dall’inizio del film non sappiamo nulla di lui: provenienza, professione, affetti. Potrebbe essere chiunque ma è semplicemente l’Uomo che affronta una Natura ostile. E lo spettatore per due ore fa il tifo per lui. All is lost, tutto è perduto quando anche la fiducia e la speranza abbandonano il povero naufrago. Otto giorni sono passati dall’impatto con il container. Le immagini ci riportano al momento iniziale e a quel parlato fuori campo: “Mi dispiace. So che adesso questo significa ben poco, ma mi dispiace. Ci ho provato. Sarete tutti d’accordo che ci ho provato. A essere vero, a essere forte, a essere gentile, ad amare, a essere giusto. Ma non lo sono stato. Tutto è perduto.” Poi, alla mano che si protende nell’acqua per afferrare la sua, quando l’Uomo è ormai rassegnato a lasciarsi affondare, ognuno può dare il significato che crede.
Film avvincente, per chi ama il mare e l’uomo.

 

 

 

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