Ho letto “L’inverno di Frankie Machine” di Don Winslow

Sulla lettura di questo libro pesa come un macigno la prossima uscita di un film di Michael Mann con Robert De Niro a interpretare l’umana e decadente figura del vecchio killer della mafia. Sono certo che sarà una interpretazione eccellente come già fu quella di Noodles in C’era una volta in America. Le due figure sono in fin dei conti assai simili: in entrambi i personaggi c’è il disincanto dello scoprire il tradimento dopo un’amicizia ritenuta solida e indistruttibile.
Il romanzo di Winslow è scritto discretamente e poggia sulle solide basi di tanta letteratura di mafia. Frankie Machianno è ormai ultrasessantenne e si è ritirato da alcuni lustri dall’attività per la quale era stato soprannominato “Machine”, per la velocità e la destrezza nell’usare i “ferri” del mestiere. Vive gestendo un negozio di esche sul molo di San Diego, rifornisce di tovaglie e pesce i ristoranti della costa e amministra alcuni condomini. Attività ben incastrate tra loro che gli consentono anche di esercitare il suo sport preferito, il surf, praticato con ritmi da gentiluomini quando i giovani rampanti hanno ormai abbandonato le onde. Il suo passato riemerge però pesantemente quando il giovane figlio di un boss gli chiede un favore. Si tratta di una trappola: qualcuno ha interesse a far fuori il killer in quiescenza. Frankie si scervella a ripercorrere i fatti salienti della propria vita per capire se e a chi può aver pestato i piedi. Nel frattempo è costretto a riprendere in mano i vecchi attrezzi e a eliminare una mezza dozzina di giovani mafiosi. Riuscirà a scoprire che il mandante si annida molto in alto, addirittura al senato e si avvale di federali corrotti per intessere affari con le cosche. Niente di nuovo sotto il sole…..
I continui colpi di scena, soprattutto nelle ultime cinquanta pagine, ne fanno una lettura avvincente.

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