Ho letto “Storie di politica sospetta” di Manuel Vázquez Montalbán

Carvalho si toglie le scarpe con i piedi e si lascia cadere sul divano di casa. Rabbrividisce. Ha freddo. Si alza. Cerca un libro nella biblioteca. Sceglie Tatuaggio di Manuel Vázquez Montalbán e lo utilizza come carta di base per accendere un falò che diventa l’unico punto di luce e calore nella stanza.
Tre racconti raccolti in un agile libro (Historias de política ficción è stato pubblicato nel 1987) per ricordarci chi era Manuel Vázquez Montalbán e per non dimenticare la sua straordinaria creazione, Pepe Carvalho. Nei tre racconti troviamo l’essenza di tutta la sua produzione letteraria: la guerra civile, l’antifranchismo e il comunismo, la buona cucina (io non ho un palato frugale, piuttosto il contrario. Ci sono due cose che detesto più di ogni altra: le uova sode e i naselli che si mordono la coda), la villetta a Vallvidrera, l’ufficio sulle Ramblas, la passione per i libri da bruciare: Forse bruciando I Fratelli Karamazov potrà superare lo stato di nichilismo e molteplici disprezzi in cui si trova. Ma a un tratto ricorda di averlo bruciato già, nel 1976.
Ma soprattutto ritroviamo l’ispettore Contreras (Chi molto fuma poco fotte, si ripetè mentalmente Contreras…), il fido aiutante nonché cuoco personale Biscuter (Io non credo né ai preti né ai santi, capo, ma in qualcosa credo), il lustrascarpe informatore Bromuro (Io me ne sbatto della politica. E’ la cosa più stronza che esista), la sua puttana più selettiva che seletta Charo (C’è indignazione, perplessità, disorientamento nel viso appena sveglio e nelle tette di Charo, appena sveglie pure loro).
I tre racconti poggiano tutti sul passato franchista della Spagna, tra vecchi conti ancora da regolare dell’epoca della guerra civile e nostalgici rigurgiti neofascisti. Un vecchietto fuori di testa si crede Federico III l’ultimo erede della casa reale di Castiglia y Leon e un gruppo di giovani eversori vuole utilizzarlo per rovesciare il governo.
Dimmi, ragazzo. Come ti chiami?”
“Honorio, maestà.”
“Ricorderò il tuo nome. Quando salirò sul trono ti nominerò primo coppiere.”
In una casa di riposo per anziani indigenti viene trovato soffocato dal suo stesso cuscino un vecchio militante in un gruppo segreto. Dal ritrovamento di un suo diario emergono vicende risalenti al 1938.
…credo di vivere in un paese di gente colpita dall’amnesia. Nessuno vuole ricordare la guerra.
E ancora la vecchiaia è protagonista nel terzo racconto. La giovane e disinibita Teresa cerca Carvalho per indagare sulla fine del nonno, la cui morte archiviata come dovuta a infarto secondo lei è alquanto dubbia. Il vecchio infatti sentiva su di sé minacce risalenti a tempi lontani e alla nipote aveva lasciato criptici messaggi. Questo è l’unico racconto in cui compare un po’ di gioventù e a modo suo Pepe ne approfitta…
Carvalho abbassò la cerniera della gonna e cadde il siparietto per rendere visibili degli slippini che sembravano un frammento di schiuma su ombre di carne e vegetazioni inumidite.
Appassionano le storie, divertono i contesti, rimangono le riflessioni sulla vecchiaia. Attraverso queste indagini di Pepe Carvalho pare che Manuel Vázquez Montalbán voglia fare risaltare la solitudine e la fragilità dei vecchi, ma anche il loro desiderio di lasciare questo mondo in pace e con i vecchi conti, di qualsiasi parte politica si tratti, sistemati. E Pepe Carvalho fa di tutto affinché sia così.
C’è una specie di razzismo sociale contro i vecchi. Gli si parla come se fossero sciocchi, dei bambini. Li si suppone privi degli stessi desideri e frustrazioni che si impadroniscono degli altri esseri umani.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Libri. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*