Ho visto “Faust”

Forse è la mia scarsa dimestichezza con il cinema di Aleksandr Sokurov a non avermi fatto apprezzare questa ennesima variante cinematografica di Faust, uno dei miti più esplorati da tutte le branche della cultura mondiale, letteratura, teatro, musica, cinema….. Anzi, ho trovato il film, premiato con il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia 2011, piuttosto noioso. Sokurov ne ha voluto fare la quarta e ultima puntata di una tetralogia sul potere (dopo “Moloch” su Hitler, “Toro” su Lenin e “Il Sole” su Hirohito). A questi tre personaggi dunque accosta il diavolo che qui ha sembianze umane, ben rappresentate dal corpaccione immondo in cui si è calato l’attore Anton Adasinsky, non a caso caratterizzato come il prestasoldi Moneylender. Faust (Johannes Zeiler) è un inquieto medico-scienziato, e quindi un trasgressivo libero pensatore rispetto alla morale corrente, sempre alla ricerca di una rappresentazione fisica dell’anima, rovistando tra le interiora di corpi umani opportunamente scannati.
Nella rilettura del capolavoro di Goethe il patto con il diavolo non riguarda la ricerca dell’immortalità o di una straordinaria ricchezza, ma più banalmente le grazie di un’avvenente fanciulla, la giovanissima e rotondetta Margarethe (Isolda Dychauk).
Del film salvo l’interpretazione dei due protagonisti e la tormentata scenografia a cui il viraggio della fotografia su una dominante verde fornisce ulteriore inquietudine. Lo spettatore che si diverte con queste cose può scoprire da sè una infinità di simboli e di rimandi culturali. Bella, infine, la contrapposizione tra la bellezza fresca di Margarethe e quella sfiorita di Hanna Schygulla, che ho stentato a riconoscere nei panni della moglie di Moneylender.

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