Ho letto “Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato” di Joachim Meyerhoff

Così sono cresciuto. In mezzo a millecinquecento malati psichici, minorati mentali e fisici. Io e i miei fratelli davamo ai malati i nomi più diversi. Li chiamavamo spietatamente idioti, squilibrati o pazzi. Ma anche scemi, ebeti, citrulli, rinco, minchio e spasti. Oppure psico, mongoli, imbecilli, scimuniti e rimbambiti; il nome favorito di mio fratello, il maggiore, era: dementini.
Tutta la crudeltà di cui sono capaci i bambini è in queste parole del piccolo Josse, il figlio del direttore di un ospedale psichiatrico per l’infanzia e l’adolescenza tedesco. Lui e i suoi due fratelli sono cresciuti e diventati adulti nella villetta riservata alla famiglia del direttore che sorge proprio al centro del gigantesco complesso. Un osservatorio privilegiato ‘pazzesco’ sui guasti della psiche e anche una scuola di vita senza uguali. Molti malati frequentano la famiglia del direttore, Josse è amico di tutti e con il suo racconto ci accompagna a conoscerli: il campanaro, Ferdinand, Bine, Thorsten, Egon, Rudi, Margret…
Mentre genitori e fratelli di notte chiudono le finestre delle loro camere per isolarsi da quel mondo, il piccolo Josse le tiene aperte proprio per ascoltare le grida di chi, consapevole della propria situazione senza via d’uscita, prorompe a notte fonda fino allo sfinimento: Io amavo quell’urlio, quella partitura di voci notturne. Mi sforzavo di restare sveglio, di non addormentarmi. Come cresceva e s’inalberava! Si gonfiava e si smorzava. Echi nelle gole del manicomio.
Ma quella del direttore è anche una famiglia normale –  ricca di aneddoti che si possono riscontrare in qualunque storia famigliare, solo che qui, per il contesto, assumono una colorazione particolare: episodi di vita scolastica dei ragazzi, i comportamenti del cane, il padre sovrappeso che vuole assolutamente dimagrire, le fobie gastronomiche di ciascuno, le vacanze, la nevicata epocale. Poi la casetta in campagna, il giardinaggio, la barca a vela. Josse descrive anche momenti particolarmente esilaranti come la visita in ospedale del primo ministro dello Schleswig-Holstein, il più settentrionale degli stati federati di Germania, ai confini con la Danimarca, dove si svolge la vicenda.
Josse da bambino è collerico e in taluni momenti diviene un paziente a sua volta: I miei genitori si stupivano di questi attacchi nati dal nulla. Questa era la formula con cui era descritta la mia esplosione di collera: dal nulla. Poi cresce, diventa adolescente e poi giovane uomo. E scopre che la sua famiglia non è quell’esempio di unione e felicità che sembrava, ma un insieme di tensioni e imperfezioni come tutte le altre. Il papà tanto ammirato ha i suoi momenti segreti, la mamma è un essere che si consuma nelle insoddisfazioni: La divisione del lavoro dei miei genitori era sempre la stessa. Mio padre faceva progetti e mia madre sgobbava. (…) Già da sempre aveva alleggerito mio padre di tutte le cose pratiche. (…) Era un maestro nel delegare le cose, ma uno zero assoluto nel farle da sé. (…) Oggi penso che forse anche la nostra famiglia per lui sia sempre stata solo un’idea di.
La storia che Joachim Meyerhoff racconta con un misto di malinconia e umorismo è largamente autobiografica. Da grande è diventato un attore teatrale di buon successo. Prima di essere trasformato in romanzo Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato è apparso come una pièce teatrale. Marsilio ha fatto uscire il volume giusto in tempo per il Salone del Libro di Torino dove la Germania era Paese ospite e l’autore è intervenuto. E’ un romanzo tenero e divertente che sollecita il lettore non più giovane a scavare anche nei ricordi personali e a ripescare dalla memoria episodi di famiglia. A me è successo.
Ho sempre più l’impressione che il passato sia un luogo molto più insicuro, meno garantito del futuro. Quello che mi sono lasciato dietro dovrebbe essere qualcosa di sicuro, di concluso, un passato che aspetta solo di essere raccontato, e quello che è davanti a me dovrebbe essere il cosiddetto futuro da organizzare?

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