Ho letto “Sportswriter” di Richard Ford

Il dolore, il vero dolore, è relativamente breve, ma il lutto può essere lungo.
Reduce dalla lettura di Tutto potrebbe andare molto peggio, da cui ho tratto spunti di riflessione personale sulla vecchiaia molto interessanti, sono andato a prendere la trilogia di Richard Ford che lo ha preceduto (Sportswriter, Il giorno dell’indipendenza, Lo stato delle cose, pubblicati uno ogni decennio) e sempre con lo stesso personaggio protagonista, Frank Bascombe.
Sportswriter coglie Bascombe all’incirca trentanovenne nella cittadina di Haddam, New Jersey. Da qualche tempo ha divorziato, conseguenza del lutto per la morte del primogenito di nove anni per una grave malattia. Ad ogni suo compleanno incontra la ex moglie sulla tomba di Ralph. E’ un momento struggente, in genere prima dell’alba. La storia prende avvio da quel frangente, mentre si avvicina il weekend di Pasqua.
So che ho affrontato un grande momento di vuoto, ma senza soffrire il solito senso di terribile rimpianto, che è, dopo tutto, il modo in cui ho ricominciato a descrivere tutto.
Frank Bascombe fa il giornalista sportivo (e questo è uno dei motivi per cui il romanzo mi ha intrigato) dopo aver tentato la strada della narrativa. I giornalisti sportivi sono spesso dei pessimi personaggi, che creano una vita di menzogne di false tragedie.
Ha scritto un solo libro, di cui ha venduto i diritti a una casa cinematografica, che gli ha reso a sufficienza per acquistare la casa in cui abita. Vive nella stessa casa da cui la moglie e i due altri bambini sono andati via. E’  un divorziato che vive qualche avventura – divorziato in una città dalle dimensioni tali per cui tutte le donne possono essere delle amiche di tua moglie – ma per lo più si incontra con altri membri di un club per divorziati per andare periodicamente a pescare. Nei quattro giorni in cui si sviluppa la vicenda accade un po’ di tutto: una gita a Detroit che si conclude non perfettamente con la fidanzata del momento, Vicki; la visita ad un ex-campione di football reso paraplegico da un incidente, ovviamente per scrivere un articolo; il pranzo di Pasqua a casa dei genitori di Vicki che si conclude anche peggio; un’uscita in barca con gli amici del club; la visita all’ex suocero a cui è rimasto affezionato; il drammatico incontro con un divorziato depresso che va a cercarlo con chiare intenzioni omosessuali. Poi ci sono un paio di incontri sbrigativi con i bambini che lo lasciano con l’amaro in bocca e le schermaglie con l’ex moglie. Il fatto che la contraddistingua con X la dice lunga sui rapporti mai risolti con lei dopo la morte di Ralph che ha portato al divorzio. X sta tentando la carriera professionistica nel golf e presto porterà i figli in un altro Stato.
Il numero di argomenti di conversazione genuinamente soddisfacenti con una ex moglie è limitato dal fatto che tutto il campo dell’intimità ti è precluso.
Raramente nei libri e anche nei film mi è capitato di trovare descritto con tale precisione il coacervo di sentimenti derivanti da una separazione. Direi che il nocciolo del libro è proprio questo, i nodi mai risolti del rapporto tra Frank e X. Nella nuova quotidianità ripensa al suo passato, mescolando vita privata e risvolti professionali.
Bascombe, in questa prima puntata della quadrilogia, ci lascia dopo essersi trasferito in Florida. Ha preso una congrua aspettativa dal giornale, ha mollato tutto e si è trasferito da lontani parenti che ha scoperto di avere in quello Stato. Ciò che sarà del futuro di Frank lo scopriremo nella puntata successiva, Il giorno dell’indipendenza. Sia chiaro però, Richard Ford scrive da dio, non solo tecnicamente.
Il giorno è agli sgoccioli: siamo in quel pozzo profondo di ombre e mezza luce primaverile, quando il tardo pomeriggio si fa prima serata e tutti non desideriamo altro che metterci comodi in una poltrona di cuoio vicino alla finestra aperta, bere qualcosa in compagnia di qualcuno che amiamo o ci è caro, leggere le notizie sportive e magari appisolarci un momento.

Rock Springs 
Tutto potrebbe andare molto peggio

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