Ho letto “Forse ho sognato troppo” di Michel Bussi

Chiaro. Il dio burlone non poteva accontentarsi. Vuole arrivare fino in fondo… Lo stesso volo durante il quale la mia vita è precipitata. Il volo su cui è cominciato tutto.
Se la non verosimiglianza è una delle caratteristiche delle storie scritte da Michel Bussi, questo ultimo romanzo (2019) è il meno verosimile di tutti. Eppure era iniziato come una normale storia d’amore e di tradimento. La bella hostess di Air France Nathalie, cinquantatreenne felicemente sposata con Olivier, una sorta di artista del legno, due figlie grandi, due nipotini, una villetta pieds dans l’eau della Senna, rivive una storia di vent’anni prima grazie a un intrico di coincidenze che la portano in pochi giorni a volare a Montréal, Los Angeles e Giacarta, proprio come aveva fatto nel 1999. In quell’occasione aveva tradito il marito con un bel chitarrista, Ylian, imbarcato sul primo volo da Parigi.
Era la prima e unica volta, ma era stata una storia travolgente. Il musicista l’aveva seguita nei giorni successivi nelle altre due destinazioni, più una deviazione di piacere a Barcellona. A Giacarta, dopo una notte di passione, avevano siglato un patto per non rivedersi più. Ora, nel 2019, si ripropone tutto: stesso giro di destinazioni, stesso equipaggio, stesse musiche ascoltate. Sul volo Parigi-Montréal c’è anche, come allora, il gruppo dei Cure, ora in versione nostalgia. Troppi elementi strani per essere un accumulo di coincidenze. Se nel 1999 la sbandata era costata a Nathalie l’abbandono della famiglia per diversi mesi prima di rimettersi in carreggiata, ora cerca di resistere (neanche poi tanto) ai segnali che la sorte le dissemina davanti. È come se una regia occulta la spingesse a cercare il suo vecchio amore nelle varie località in cui era stata felice con lui. Così inizia un pellegrinaggio negli stessi luoghi, stessi alberghi e bar, i cibi come allora, identica la colonna sonora della storia d’amore (si scoprirà che la musica è un elemento fondamentale dell’intero romanzo, come pure il film La vita è bella). I compagni sono gli stessi, il comandante sciupafemmine Jean-Max Ballain, le hostess Florence e Emanuelle, lo steward Gerges-Paul Marie. Nuovo ingresso nel gruppo è la giovane stagista Charlotte che nel 1999 non era neppure nata.
Contrariamente agli altri appassionanti gialli di Bussi che travolgono il lettore fin dalle primissime pagine, Forse ho sognato troppo impiega più di metà libro (432 pagine!) per diventare un pochino avvincente. È vero che poi Bussi si scatena e dopo aver rimescolato più volte le carte della vicenda, le svela accuratamente una ad una rendendola finalmente comprensibile. Sorprese à gogo, dunque, costruite sull’alternanza metodica dei capitoli tra quanto accaduto ora e nel 1999. Sullo sfondo resta la normalità della famiglia, punto d’ancoraggio della vita di Nathalie. C’era ancora da chiarire qualcosa tra lei e Ylian, ma soprattutto con Olivier, le figlie Laura e Margot, il genero Valentin che nel finale avranno tutti un ruolo importante.
Quando i giorni saranno avari / E le lenzuola saranno sudari / E le quattro mura casse da morto / Di un giorno senza fiori, spoglio e smorto, / Che resterà di noi?

Mai dimenticare2017 – (N’oublier jamais, 2014)
Non lasciare la mia mano, 2017 – (Ne lâche pas ma main, 2013)
La follia Mazzarino, 2019 – (Sang Famille, 2009)
Il quaderno rosso,  2018 – (On la trouvait plutôt jolie, 2017)

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