Ho visto “Le belve”

Attendevo questo film da un anno, da quando avevo saputo che un regista politicamente impegnato e dalla filmografia spettacolare come il pluripremio Oscar, Oliver Stone, aveva deciso di tradurre in immagini il romanzo pulp di Don Winslow, Le belve. Nella recensione del libro scrivevo che era già bell’e pronto per ricavarne una sceneggiatura, con i suoi capitoletti brevi, brevissimi…. Oliver Stone rende perfettamente l’atmosfera del libro, in particolare la grande amicizia che lega Ben e Chon, soci nella produzione di marijuana idroponica, la migliore che si possa trovare in California. Così uniti e così diversi: Ben è pacifista, odia le armi e si impegna in attività sociali in Africa; Chon è un guerriero, più volte in missione con l’esercito in Afghanistan e delle armi sa tutto. In più hanno la stessa donna, O che sarebbe Ophelia, e che si dividono senza problemi.
Cito dal libro:
“Ben è legno caldo, Chon è metallo freddo. Ben è affettuoso, Chon indifferente. Ben fa l’amore, Chon scopa. Lei li ama entrambi. Che fare, che fare?”.
Esaurite le presentazioni, il regista, a differenza del libro, affida a O la narrazione dei fatti. L’attività dei due ragazzi, quantunque limitata alla sola marijuana, inizia a far gola a un cartello messicano, capeggiato da una femmina sanguinaria, Elena Sanchez, che ha avuto gran parte della famiglia sterminata nella lotta fra trafficanti e ha ereditato un impero dal marito. Le è rimasta solo una figlia, Magda, che vive negli Stati Uniti, protetta e isolata dai suoi traffici. Per indurre Ben e Chon a lasciare il campo e venire a patti con il cartello, i messicani rapiscono O. I due ragazzi accettano qualsiasi condizione pur di salvare l’amichetta e iniziano a trattare il prezzo per la liberazione. Ora però occorre trovare la cifra. Intelligenza, astuzia e azioni diversive non sono sufficienti e allora progettano il rapimento di Magda per arrivare a uno scambio con O. La ‘madrina’ Elena è alle corde. Toccata negli affetti, deve capitolare.
Dove la regia non convince è nel doppio finale, anche se pure il libro lascia qualche ambiguità: allo spettatore giudicare le due alternative. Evidentemente però le soluzioni registiche stavano bene a Don Winslow, visto che ha collaborato alla sceneggiatura. Il ritmo non fa difetto a questo film e non mancano le efferatezze di ogni tipo, come nella miglior tradizione del cinema pulp.
Si rivede John Travolta – ormai la caricatura di se stesso – nei panni di Dennis, agente federale corrotto e triplogiochista. Benicio Del Toro, fornisce a Lado, l’inaffidabile luogotenente di Elena, occhi taglienti e maschera di giusta ferocia. Salma Hayek (Elena) sembra uscita da un fumetto. Bravini i tre ragazzi: Taylor Kitsch (Chon), Aaron Johnson (Ben), Blake Lively (Ophelia “O”).
Le musiche originali sono di Adam Peters, che per la colonna attinge anche a pezzi storici messicaneggianti. Pregevole nel finale l’inserimento della beatlesiana Here Comes The Sun, nella versione della malese Yuna, un raggio di sole sui tre disgraziati ragazzi.

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