Ho letto “Il cacciatore di occhi” di Sebastian Fitzek

Frank è stato mio praticante al giornale scandalistico per cui lavoro. Sono stato io ad assumerlo e ad adoperarmi per lui con il redattore capo, perché in quel suo modo di fare saccente e nel suo impegno credevo di riconoscere qualcosa di me.
Racconta così Alexander Zorbach, ex-poliziotto e giornalista berlinese, del suo collega che gli ha ucciso la moglie e rapito il figlio Julian. Frank Lahmann è un killer seriale psicopatico, già riconosciuto come tale per aver ucciso quattro donne e tre bambini ai quali ha asportato sempre l’occhio sinistro. Per questo motivo è definito “il collezionista di occhi”. Ad un certo punto propone ad Alexander il rilascio del figlioletto, in cambio però deve spararsi nell’occhio sinistro……
La mia paura non ce la fa a starmi dietro, pensò e si accorse che la sua unica preoccupazione riguardava TomTom, che prima aveva abbaiato freneticamente, poi aveva emesso un guaito soffocato e adesso non era più con lei.
Questa invece è Alina, avvenente fisioterapista, cieca dalla tenera età a causa di una malattia. E’ amica di Alexander. Alina ha un potere: ponendo le mani a contatto di una persona, talvolta riesce a immedesimarsi nella persona stessa, a vedere brandelli del suo passato o del suo futuro. Per questo, in casi disperati, viene chiamata dal commissario Stoya per cercare di risolvere taluni misteri. Così accade per l’oculista Zarin Suker, trattenuto in carcere senza prove, ma sospettato di aver sequestrato parecchie giovani donne e averle violentate dopo aver asportato loro le palpebre. Presto però le parti si ribaltano.
Alina cercò di cedere alla pressione dell’acciaio che si stava stringendo intorno al suo collo e le toglieva l’aria. La vescica si svuotò senza che potesse opporsi, sentì l’urina scenderle lungo le cosce.
Sono due quindi i filoni dell’inchiesta che fa capo al commissario Stoya: trovare Frank Lahmann e scoprire se ha ucciso il piccolo Julian e dove ha nascosto il cadavere; scoprire chi è e fermare il violentatore di donne. Le due storie poi inevitabilmente si avvicinano. Molti altri soggetti popolano il romanzo: il poliziotto Scholle, dai metodi sbrigativi; il medico Roth che lavora in una clinica per casi molto riservati; la sedicenne Nicola, rapita per i suoi occhi bellissimi; Tamara Schlier, che ha subito l’asportazione delle palpebre. La vicenda si evolve attraverso non pochi colpi di scena.
Gli esseri umani cercano sempre l’interazione fra causa ed effetto, anche quando sono in ballo il destino o le malattie.
Il passaggio di Fitzek, dopo cinque romanzi, dalla giovane casa editrice romana Elliot alla blasonata Einaudi non mi sembra particolarmente felice. Il cacciatore di occhi, seppur intrigante, non mi ha dato gli stessi brividi che avevo provato con il suo primo romanzo, La terapia. Troppo contorta è la trama, troppo arzigogolata, difficile da seguire e, fatalmente, poco plausibile. Alcuni passaggi della narrazione sono difficili da sostenere. Anche la definizione di psico-thriller, usata per i romanzi del quarantenne scrittore tedesco, questa volta mi pare poco calzante. Alina Grigoriev e Alexander Zorbach sono anche i protagonisti del romanzo precedente di Sebastian Fitzek, Il gioco degli occhi.
Le sorti di un rapimento si decidono nelle prime ventiquattro ore. In base alla mia esperienza di psicologo della polizia, sapevo che nella prima fase la situazione vittima-carceriere è caotica e disorganizzata.

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