Ho letto “La settimana bianca” di Emmanuel Carrère

Non si sentiva più nessun rumore, ma Nicolas non era sicuro che gli altri dormissero.
Quando tornerà a casa, dopo la settimana bianca, nulla sarà più come prima. Intanto la settimana era cominciata male: il padre di Nicolas aveva litigato con la maestra e insistito a portare il figlio in auto nella località di montagna, a quattrocento chilometri da casa. Nicolas avrebbe preferito fare il viaggio in autobus con i compagni. Ma raggiunto lo chalet con una giornata di ritardo, quando tutti i bambini avevano già iniziato le lezioni di sci, Nicolas si era ritrovato senza gli effetti personali, avendo dimenticato lo zaino nel bagagliaio dell’auto. Ormai il papà era ripartito ed era irraggiungibile. Se ne sarebbe accorto e tornato indietro? Ad una situazione già difficile di suo (…Anche se di rado, a Nicolas capitava ancora di bagnare il letto, e dormire fuori casa gli metteva ansia) si aggiunge questa deprivazione. Nicolas viene ‘adottato’ dapprima da un bambino più grande, Hodkann, sotto la cui protezione per qualche momento si sente sicuro, poi da Patrick, uno degli animatori del gruppo. Chiuso e fragile, in apprensione per qualsiasi cosa, Nicolas ha delle fantasie spaventose. Come tanti bambini della sua età è affascinato dagli spiriti, dagli orrori, dagli intrighi misteriosi, da storie di assassini e rapimenti, solo che nel suo caso hanno un effetto devastante. Le notti della sua settimana bianca sono popolate da incubi angoscianti, in cui immagina la morte del padre, coinvolto in storie assurde. In effetti era stato lo stesso padre a raccontargli di bambini rapiti per depredarli degli organi. Tipo un po’ particolare, questo papà. Per i comportamenti in casa… Al crepuscolo il padre usciva dalla sua camera in pigiama, con la barba lunga, la faccia imbronciata e gonfia di sonno, tasche piene di fazzoletti appallottolati e confezioni di medicinali vuote. Per il mestiere… Nicolas disse che faceva il rappresentante di materiale chirurgico. “Pinze? Bisturi?”. “Sì, e anche protesi”.
Rifornito di nuova attrezzatura da Patrick, tuttavia Nicolas non riesce a partecipare alle attività insieme ai compagni. In preda ai suoi incubi, una notte esce nella tormenta e viene ritrovato semiassiderato.
L’aria gelida della notte gli investì il petto seminudo, creando un violento contrasto con il calore della casa addormentata alle sue spalle, come un grosso animale satollo dal respiro tiepido e regolare.
Rimane a lungo con la febbre. Accade intanto che da una frazione vicina scompare un bambino. I gendarmi sono in allarme. Il fatto è risaputo tra gli scolari della settimana bianca e a Nicolas torna in mente la vicenda dei trafficanti di organi. Prima della fine del soggiorno arriva una telefonata allo chalet: la mamma di Nicolas chiede che il bambino venga riportato a casa.
La moquette all’interno dell’appartamento soffocava il rumore dei passi, ma Nicolas sapeva che la porta si sarebbe aperta, che la sua vita sarebbe cominciata in quell’istante e che per lui in quella vita non ci sarebbe stato perdono.
Sono centoquaranta pagine angoscianti che lo stesso Emmanuel Carrère dichiara di aver scritto in preda al terrore. Terminato nel 1995, La settimana bianca, pur essendo invenzione, ha la stessa tensione narrativa di un romanzo-verità come L’Avversario (2000) e di una biografia come Limonov (2011).
Anche da La classe de neige era stato ricavato un film, come in seguito avvenuto per L’Avversario divenuto film ad opera di Nicole Garcia. Diretto da Claude Miller nel 1998, aveva ottenuto il Premio della giuria al Festival di Cannes dello stesso anno.

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