Ho letto “Il peccato” di Zachar Prilepin

…ogni mio peccato mi tormenterà in eterno… Il bene che ho fatto, invece, pesa meno di una piuma… il primo alito di vento lo spazzerà via…
La potenza narrativa di San’kja e di Patologie occhieggia qua e là in questo volume di racconti di Zachar Prilepin che rimane però un libro fondamentalmente intimista. Infatti, più che di racconti, si tratta di schegge autobiografiche dello scrittore: dieci capitoletti, compresa una breve raccolta di poesie.
In frigo non c’era proprio nulla, solo un uovo,  solitario come uno spettatore addormentato nel cinema deserto, poltrone vuote alla sua destra e alla sua sinistra.
Zachar innamorato vive povero ma felice con Marusja e quattro cuccioletti di cane capitatigli in casa all’improvviso (Che giorno sarà) e cerca di sbarcare il lunario facendo qualche intervista ...mi guadagnavo da vivere in tutti i modi consentiti dalla legge, tra cui quello di scribacchiare le sciocchezze che solitamente servono ai giornali per riempire le pagine interne.
Zachar trova lavoro da un fornaio …Come capita ai fortunati, la soluzione mi trovò senza che io la cercassi… mentre è in attesa di arruolarsi per la Legione Straniera. Ma gli amici sfaccendati e le bottiglie di vodka incombono e lo distolgono dai suoi doveri (Karlsson).
Zachar lavora al cimitero (Ruote). Scava fosse e seppellisce i morti. Ha amici simpatici e allegroni, tutti alcolisti professionisti o principianti. Fu l’inverno più poetico della vita. Tocca bere molto per vincere il freddo e sopportare il mestiere che sta facendo.
Avevamo un obiettivo, e non ci separavamo mai senza averlo realizzato. L’obiettivo era tre bottiglie a testa. In tre dovevamo berne nove entro la mezzanotte.
Per tanti anni Zachar ha fatto il buttafuori (Sei sigarette, eccetera) in un night frequentato dalla peggior feccia moscovita. Gente sempre pronta ad attaccar briga e Zachar con il suo collega Sema, soprannominato Martello, deve mantenere l’ordine. Le cose vanno bene al proprietario che ora vuole trasformare il locale a luci rosse. Zachar sarà il capo della security. Custode di un lupanare, chissà se era questo che mia madre sognava per me… Un lavoro fantastico. Fanntastico – con due enne.
Ritroviamo Zachar in un racconto in terza persona (Il sergente). Poche pagine che lo ricollegano ai romanzi precedenti, al suo lavoro di militare in Cecenia, con la morte sempre al fianco: Alla Patria non si pensa… Come alla mamma, mica ci pensi…
Ma ci sono anche Zachar padre amorevole di due figli piccoli (Non succederà niente) che parte per un viaggio nella tormenta all’annuncio che la nonna è morta e Zachar bambino (Il quadrato bianco) che ricorda il tragico incidente occorso a un amichetto giocando a nascondino. Sì, sono invecchiato. Si invecchia in fretta quando cominci a cercare giustificazioni con la vita.
Lascio da ultimo il racconto che dà il titolo al libro (Il peccato). Una narrazione a suo modo erotica in cui Zacharka (il suo diminuitivo da fanciullo) racconta delle estati trascorse in campagna dai nonni, con le cugine più grandi, le maliziose Katja e Ksiusa, le prime pulsioni adolescenziali e un’iniziazione sessuale continuamente rimandata.
Le cugine sgranocchiavano cetriolini.
A Zacharka piaceva il loro ottimo appetito.
La casa era inondata di sole.
P.S. Incidentalmente ho scoperto che nel 2013 da Il peccato è stato ricavato uno spettacolo teatrale al quale ha assistito lo stesso Prilepin. Quattro studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma lo hanno sceneggiato per il palcoscenico. Gli interpreti erano gli allievi di recitazione di Giancarlo Giannini al CSC. La regia era di Fabrizio Parenti. Recite al Teatro Tordinona di Roma tra novembre e dicembre dello scorso anno. Zachar Prilepin ha apprezzato molto.
Ancora addormentato mi invase un senso di angoscia: mi mancava qualcosa, nel confuso concerto di suoni e colori che precede il risveglio.

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