Ho letto “Dove la storia finisce” di Alessandro Piperno

Torno a leggere Alessandro Piperno anni dopo Con le peggiori intenzioni e Inseparabili, avendo ancora in mente i Sonnino e i Cittadini, Gaia e Daniel, Filippo e Samuel Pontecorvo. Anche l’ambito di Dove la storia finisce (che bel titolo da letteratura nord-americana o da romanzo di Banville!) è quello della Roma-bene e delle ricche famiglie ebraiche della Capitale. Dagli Stati Uniti fa ritorno Matteo Zevi, scappato tanti anni prima per i debiti e perché incalzato dagli strozzini. Ora che il suo persecutore è morto si ritiene in salvo. A Roma vive la sua seconda moglie, Federica, una specie di vedova bianca, alla quale ha fatto però seguire altri due matrimoni negli Stati Uniti. Soprattutto ci sono Martina, lasciata in tenera età, e Giorgio, figli delle due unioni italiane. Martina ha fatto un buon matrimonio, solo apparentemente felice, con Lorenzo Mogherini, rampollo di una ricchissima famiglia, figlio di un avvocato e docente di diritto penale il cui lavoro consisteva nel salvare le chiappe a un campionario selezionato di presunti malfattori: politici, capitani d’industria, stupratori di buona famiglia...
Giorgio invece ha fatto fortuna con una catena di ristoranti di alto livello il cui apice è l’Orient Express, un locale di cucina fusion pensato a forma di treno e diventato il più alla moda di Roma. Ognuno dei tre – Federica, Giorgio, Martina – attende con uno stato d’animo differente il ritorno di Matteo che …A suo tempo aveva scelto la California perché, tra i posti simili a quello in cui era nato, era il più lontano dallo stronzo che voleva fargli la pelle.
A Roma Matteo si sistema a casa di Tati, amico di lunga data nonché finanziatore dei locali di Giorgio, ma nonostante si tenga in disparte basta la sua sola presenza in città per disgregare gli equilibri che i suoi tre familiari hanno raggiunto in tanti anni. Prima a farne le spese è Martina, il cui rapporto con Lorenzo e i suoceri Mogherini precipita velocemente anche per il ricordo di un tenero bacio scambiato con la cognata Benedetta, a suo tempo inseparabile compagna di scuola.
Come tutte le coppie piene di soldi e con un’alta opinione di sé, i Mogherini amavano esercitare un potere dispotico su chiunque gravitasse nella loro orbita.
Giorgio si rifiuta sistematicamente di incontrare il padre. Per lui è un fallito che in California ha provato mille mestieri non proprio riguardevoli, uno che a Torino verrebbe definito un fafiuchè. Il suo pensiero è rivolto ai suoi locali, a difenderli dai critici da Tripadvisor e dalla concorrenza. Inoltre attende la nascita di Noah, il figlioletto che la compagna Sara sta per dargli. Di fronte a questi atteggiamenti si sgretolano anche le speranze di Federica di ricreare con il ritorno di Matteo l’intimità domestica di una volta: Meglio amare l’uomo sbagliato per tutta la vita che non amare nessuno.
Dove finisce la storia sembrerebbe così incanalato secondo i canoni del romanzo sentimentale o della saga familiare (definirlo ‘rosa’ mi sembra offensivo per Piperno che si conferma una buona penna e un ottimo affabulatore) se non irrompesse la Storia, quella con la S maiuscola, che non dipende dalle azioni – buone o cattive – di ciascuno di noi. E’ la svolta che salva il libro. Ed è purtroppo un presagio di fatti che oscurano l’epoca in cui viviamo e che auspichiamo non debbano mai accadere in Italia. Fortunatamente finora è stato così.

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