Ho letto “Inseparabili” di Alessandro Piperno

Non vado molto d’accordo con i premi letterari e in genere sto lontano dagli autori che partecipano a queste messe cantate. Con Piperno invece ho fatto un’eccezione, memore di quel Con le peggiori intenzioni (2005), suo acclamato romanzo d’esordio, che avevo letto con soddisfazione dopo averlo lasciato sedimentare per qualche anno. Inseparabili (2012) è la seconda parte di un dittico (ma non si dovrebbe dire dilogia?) dal titolo Il fuoco amico dei ricordi iniziato nel 2010 con Persecuzione. Nei due volumi si narra la saga della famiglia Pontecorvo, ebrei benestanti, medici per lo più, così come nel libro d’esordio vi si narrava dei Sonnino, sempre in ambito Roma-bene. Ora, forse avrei fatto bene a leggere prima l’uno e poi questo, quantunque Inseparabili come romanzo regga tranquillamente senza conoscere nulla del precedente. Vi si racconta di due fratelli, Filippo e Samuel Pontecorvo, avanti e indietro nelle loro vite fino a comporre per intero un quadro di due esistenze molto diverse tra loro ma in fondo inestricabilmente legate, proprio come quelle dei famosi pappagallini del titolo, originari del Madagascar, che si scelgono a vita e non si separano più.
Filippo è sposato con un’attricetta di soap-opera nostrane, laureato in medicina come il padre e come la madre, ma inquieto e ondivago circa la strada da intraprendere. Riesce infine sulle soglie della quarantina a far diventare una professione la sua passione di sempre, i fumetti. Una sua storia di bambini oltraggiati diventa un cartoon osannato al festival di Cannes e Filippo un divo molto richiesto. Samuel invece ha intrapreso con successo la carriera finanziaria trasferendosi giovanissimo a New York. Non molto abile con le donne, ha comunque una fidanzata che sta per impalmare e una giovane amante con la quale condivide la passione per l’autoerotismo.
Il romanzo li fotografa in momenti di crisi per entrambi: Filippo, minacciato pesantemente da estremisti islamici per il contenuto del suo film, entra in un programma di protezione e sparisce dall’Italia; Samuel precipita sul lastrico dopo un affare sbagliato nell’impresa di trading del cotone in cui era entrato, rinuncia al matrimonio e torna a vivere con la madre. C’è da dire che sulle loro vite pesa la vicenda del padre Leo, finito in una scabrosa vicenda di lettere depravate scambiate con la fidanzatina di Samuel adolescente. Rifiutato dalla famiglia, il padre si era autorecluso per la vergogna nello scantinato della loro villa, fino a morire di tumore dopo qualche tempo. Da allora sulle vite dei ragazzi aveva steso una fitta rete protettiva la madre Rachel.
Raccontata così sarebbe anche una bella storia, una saga familiare ben raccontata.
Il fatto è che a condire il tutto c’è il sesso, con particolare attenzione agli orgasmi.
Ebbene, se esci incolume dal formidabile spettacolo del suo orgasmo, se riesci a non venire di fronte a quella commovente esibizione di discrezione e delicatezza, be’, allora per te arriva il bello.
Ma l’ossessione di entrambi i fratelli è per il pompino (testuale!) che Piperno distribuisce per tutto il libro, tanto da inserirvi un ‘cameo’ dedicato a una delle protagonsite del suo romanzo d’esordio, quella Gaia Cittadini di cui Daniel Sonnino annusava di nascosto le mutandine durante la festa dei diciotto anni.
Tutti i pompini che Gaia aveva elargito non avevano conferito alla sua bocca nessuna piega depravata. Ora Gaia Cittadini era una mamma.
Plaudo infine alla citazione tratta da Storia naturale della distruzione di W.G.Sebald che Alessandro Piperno affida (e lo dichiara nelle note) a Filippo durante una conferenza sul suo film tenuta alla Bocconi.

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