“Ombre” di Lawrence Block, Joe R. Lansdale, Stephen King e altri, originale lettura dei quadri di Edward Hopper

Che idea geniale ha avuto Lawrence Block! Radunare tredici scrittori americani, tra cui se stesso, e affidare loro un quadro di Edward Hopper, l’artista che meglio ha rappresentato l’America del XX secolo, da cui estrarre un racconto. Chi conosce Hopper sa che ogni suo dipinto evoca delle storie. Basta osservarli e perdersi in quelle figure e quei colori. Vi sono ritratti uomini e donne in piena solitudine, anche quando sono rappresentati insieme. Block, che non ha dovuto faticare molto per convincere gli autori (e vedremo che nomi!) ad aderire al progetto, scrive in prefazione: Alcuni dei racconti appartengono a un genere preciso, altri sfuggono a qualsiasi definizione. Alcuni emergono direttamente dalla tela, plasmando una vicenda che s’incastra nella cornice. Altri scelgono un approccio piú obliquo, raccogliendo lo spunto proposto dall’immagine. Mi sono sottoposto volentieri all’esercizio di osservazione di ciascuna tela di Hopper e alla contemporanea lettura del racconto. A mio parere il risultato è entusiasmante, con punte di eccellenza per alcune narrazioni, non solo noir, come si potrebbe evincere dai nomi dei loro autori. Per inciso, Lawrence Block è un giallista pazzesco. Chi ha frequentato i Gialli Mondadori lo conoscerà dagli anni Settanta per la serie dell’investigatore alcolista Matthew Scudder, di cui Sellerio ha ripubblicato L’ottavo passo e Un’altra notte a Brooklynaltri sono usciti da Fanucci, cito per tutti Le colpe dei padri, proprio perché si avvale in copertina di uno dei dipinti di Hopper. L’altra sua serie più celebre è quella del ladro gentiluomo Bernie Rhodenbarr. Megan Abbott, che non conoscevo, ha scelto il dipinto The Girlie Show (1941) per scrivere il racconto Lo spogliarello. L’immagine è già sufficientemente evocativa. La storia narra di un artista squattrinato che passa il giorno a disegnare figure femminili. La moglie, che disegna scarpe e abiti per un’agenzia pubblicitaria, gli fa da modella, ovviamente nuda. Sono sposati da quattordici anni e ha sempre posato per il marito anche in posizioni assurde. Ma lui non si accontenta e cerca una modella più giovane. In breve si distacca dalla moglie, non passa le serate a casa e lei, Pauline, cerca un modo originale per vendicarsi, sostituendosi ad una spogliarellista nota come “la venere rossa”.
Dice la presentazione che Jill D. Block è un avvocato, ma il cognome tradisce che è figlia del curatore della raccolta. Papà le chiede di scrivere una storia, un po’ di sano nepotismo non guasta neppure negli USA ed ecco il racconto La storia di Caroline, basato sul quadro Summer Evening (1947). Una ragazza si fa assumere come infermiera in una famiglia con malato terminale. Dimostra subito bravura e la moglie dell’uomo le si affeziona, non così le due figlie che vivono altrove e passano a casa solo per marcare il territorio. Le due donne si scambiano delle confidenze e la padrona di casa rivela di aver lasciato una bambina in orfanotrofio di comune accordo con il marito quando non erano ancora sposati e non avevano le risorse per tenerla. Le quattro donne si radunarono intorno al letto di Richard: Missy e Jane su un lato e Grace e Hannah di fronte a loro. Il dipinto in realtà, a differenza di altri, non anticipa nulla di questa storia di agnizione.
Il quadro scelto da Robert O. Butler, premio Pulitzer per la narrativa nel 1993, è Soir Bleu (1914) e dà il titolo al racconto. La figura al centro è subito introdotta nella narrazione: …la zucca pelata e la faccia bianco zinco, la bocca troppo larga, le sopracciglia ad arco e le lacrime vermiglie del cornuto che stillano dagli occhi. Il ritratto vivente del pagliaccio malinconico dipinto in volto all’artista. La terrazza è quella dell’Hotel Splendid di Nizza, l’uomo che dialoga con il Pierrot è un pittore. La sua donna ha civettato con un uomo a un altro tavolo. Il clown lo mette sull’avviso. Finalmente un finale tragico.
Il giallista Lee Child ha un successo planetario, in Italia è pubblicato da Longanesi, ha inventato il personaggio di Jack Reacher, una serie di otto romanzi di cui due portati sullo schermo con protagonista Tom Cruise. Hotel Lobby (1943), il quadro affidatogli è tra gli interni più ricchi di suggestioni tra quelli dipinti da Hopper. Sento l’ascensore che si muove, tra me e la sala della colazione. La porta si apre e ne esce il vecchio Sherman. Sul braccio tiene la stola di pelliccia della moglie. La verità su quanto è successo potremmo definirlo un giallo giudiziario, caratterizzato da un unico lungo interrogatorio di un agente federale nel corso del quale prende forma una torbida vicenda.
Tra i racconti più affascinanti del libro è sicuramente Stanze sul mare, basato sul quadro Rooms by the Sea (1951). L’autore è Nicholas Christopher, romanziere mai tradotto in Italia. Era difficile ricavare qualcosa da un dipinto senza la presenza umana. Il sole che irrompe in una stanza, la finestra, il mare, la luce, la vista di sguincio su un altro ambiente. È una casa sul mare, in Spagna, dalla planimetria mutevole: Le stanze e i corridoi non si limitavano a moltiplicarsi, ma si ingrandivano o rimpicciolivano, si scambiavano di posto. C’è uno chef stellato arrivato da New York al servizio dei proprietari. Personaggio inquietante. Quando il cuoco lascia la casa dopo l’annegamento di una donna, anche la casa torna ad avere una struttura normale.

Stesso titolo del quadro The Nighthawks (1942), dipinto tra i più celebri di Edward Hopper, per il racconto di Michael Connelly. L’autore di thriller statunitense ci regala un cameo del suo detective di Los Angeles più famoso, Harry Bosch, a cui ha dedicato ben ventidue romanzi, in italiano tutti pubblicati da Piemme. Bosch è incaricato di seguire una ragazza. Questa va nientemeno che a una mostra permanente di Hopper e si avvicina proprio al dipino del diner. La donna è la figlia del produttore cinematografico che ha ingaggiato Bosch. Dialogano quel tanto che basta per far cambiare idea all’investigatore circa l’incarico ricevuto.
Non ha bisogno di presentazioni Jeffery Deaver a cui è stato affidato il dipinto Hotel By A Railroad (1952) che gli ha ispirato un racconto da guerra fredda. Si intitola L’incidente del 10 novembre ed è una lettera indirizzata al Cremlino che contiene l’accorata difesa di un colonnello del KGB rinchiuso nel carcere della Lubjanka a Mosca. L’uomo era incaricato di seguire e controllare uno scienziato tedesco rifugiato in Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Al compagno Dieter, che lavora sugli armamenti nucleari, sono interessate anche le altre potenze e il colonnello se lo lascia sfilare via durante un congresso a Varsavia.
Altro pezzo forte della raccolta è La sala della musica, ispirato a Room in New York (1932) e scritto nientemeno che da Stephen King. Un breve racconto, pochissime pagine ma sufficienti per dipingere (è il caso di dirlo, siamo in tema) un idilliaco interno. Lui legge il giornale, lei pare quasi abbandonata sul pianoforte. Quella sera nella stanza aleggiava soltanto la sinfonia del traffico sulla Terza Avenue, che filtrava monotona dalla finestra aperta. La Terza Avenue, il terzo piano. Ma dietro quella porta… certo, è Stephen King!
Non anticipo nulla del racconto scritto dal mio adorato Joe R. Lansdale ma posso dire che Il proiezionista, dal quadro New York Movie (1939), è la più avvincente storiaccia contenuta nel libro, in puro stile lansdaliano. La racconta in prima persona il proiezionista stesso, dapprima aiutante e poi titolare della cabina in questione: può accadere che una bobina sbatacchi ed ecco che il film non riparte nel modo giusto, oppure che la pellicola si incastri e venga bruciata dalla lampadina. Qui però siamo molto lontani dalle atmosfere sognanti di Nuovo cinema Paradiso. La pensosa maschera del quadro, nel libro si chiama Sally.
La prolifica scrittrice Joyce C. Oates con La donna alla finestra, ispirato a Eleven A.M. (1926), racconta la storia di una donna che vive praticamente reclusa in un appartamento che non si potrebbe permettere. Glielo paga il suo amante, un manager regolarmente sposato che si presenta da lei sempre alle ore 11 del mattino. Lei è la donna alla finestra. Nella luce esangue di una mattina autunnale, a New York. Poveretta, lui la maltratta e lei non ne può più. Intato prova a nascondere un paio di forbici da sarta sotto il cuscino del divano. Non si sa mai. Anche in questo caso il dipinto è perfettamente funzionale alla storia.
Altra scrittrice non nota in Italia è Kris Nelscott. Lurleen, la protagonista di questa storia, è già apparsa in alcuni suoi racconti. Si tratta di una investigatrice per conto della NAACP (National Association for the Advancement of Colored People). Nel racconto Natura morta 1931 (quadro ispiratore è Hotel Room del 1931) si batte tra Alabama, Tennessee e Texas per cercare di sconfiggere la segregazione razziale e aiutare la gente di colore ingiustamente incarcerata o condannata a morte. Sono anni molto difficili, i linciaggi dei neri sono all’ordine del giorno. La stanza dell’hotel è a New York dove si è recata per portare i suoi risparmi all’associazione. Serviranno a pagare degli avvocati.
Narratore e pittore, caratteristica che accomuna diversi degli scrittori presenti nell’antologia, è Jonathan Santlofer presente con il racconto Finestre di notte, ispirato a Night Windows (1928), un altro bell’interno notturno tra i tanti dipinti di Edward Hopper. Propone una originale figura di serial killer. Adocchia le vittime dalla sua abitazione – sempre donne giovani naturalmente –  tra quelle che abitano nel palazzo di fronte. Prima le spia in casa per scoprire le loro abitudini, poi le segue, le invita a colazione e quando la confidenza è al punto giusto e le difese sembrano indebolite si fa invitare nel loro appartamento. L’immagine del dipinto è fortemente evocativa.
Non resta che il padrone di casa, quel Lawrence Block che si è tenuto per sé l’ultimo capitolo del libro e un quadro tra i più belli di Edward Hopper, un nome che ricorre spesso nei suoi gialli, Automat (1927). Il racconto è Autunno, tavola calda. Guardando la donna raffigurata che sorseggia il suo caffè ognuno di noi può immaginare le mille storie che potrebbe avere dietro di sé. Block la descrive come una povera donna che sbarca il lunario passando da una tavola calda ad un’altra avendo escogitato un sistema di sopravvivenza davvero geniale.
Bisognava adattarsi. Era troppo vecchia per scivolare su un pavimento bagnato da Gimbel’s, troppo fragile per cadere su una scala mobile, e molti degli stratagemmi che Alfred le aveva insegnato erano realizzabili solamente in coppia.

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