Ho letto “Resa dei conti” di Petros Markaris

Capisco l’ansia di Caterina per il passaggio dall’euretto alla dracmuccia.
Credo di essere arrivato al capolinea con Petros Markaris. Ormai si ripete ad ogni romanzo. Vabbè la crisi economica della Grecia che si acuisce pagina dopo pagina e sembra far da battistrada a Spagna e Italia, ma ora esagera. Ciò che mi divertiva dei suoi libri – il ménage familiare del commissario Kostas Charitos, con la moglie Adriana, la figlia Caterina, il genero Fanis, l’amico di famiglia Lambros Zisis – ora è diventato stucchevole e anche la curiosità per i cibi ingurgitati dal gruppo è svanita. “Fanis, avremo anche le tasche vuote, ma quanto a ripieno per le pietanze, non ci batte nessuno!”
Qui Markaris ipotizza addirittura l’uscita dall’euro e il ritorno alla dracma dal 1° gennaio del 2014. La vita si fa drammatica per i greci. Gli statali, compresi i poliziotti, ricevono gli stipendi con un ritardo di diversi mesi, quando arrivano, mentre “l’oliatura, la nostra tassa nazionale, continuerà identica anche con la dracma”. Il nostro commissario è molto arrabbiato e la famiglia deve fare di necessità virtù: ora la signora Adriana cucina per tutti, valutando per bene le pietanze meno costose. Dice Charitos: “Chi mi assicura che il blocco degli stipendi durerà solo tre mesi? La parola del governo greco vale quanto quella di una maga che legge i fondi del caffè”.
Ora Atene è completamente bloccata dalle manifestazioni, gruppi di contestatori arrivano dall’Italia e dalla Spagna per manifestare con i greci contro il governo. Il traffico, già convulso nella normalità, ora è impossibile e Kostas deve lasciare l’amata Seat che da tempo ha sostituito la vecchia Mirafiori e muoversi con i mezzi pubblici o con le auto di servizio, ma neppure queste se la passano bene: Perché una metà è ferma per la mancanza di ricambi e l’altra è rimasta a secco di gasolio.
In questo contesto cominciano ad affiorare i cadaveri – sono tre – abbandonati sempre in località che hanno a che fare con le strutture olimpiche. Le modalità sono sempre le stesse: una telefonata anonima fa accorrere la polizia e quando il commissario è sul posto dal cadavere si leva il rumore di una suoneria di telefonino. Solo che al posto della musichetta c’è una voce registrata che fa riferimento a pane, istruzione e libertà.
Spedisco i miei collaboratori a dare un’occhiata tra le rovine delle ex strutture olimpiche, mentre io resto a esaminare con cura i cadaveri. …delle strutture olimpiche non sono rimasti che i muri, gli interni sono completamente vuoti: hanno rubato tutto ciò che poteva essere venduto.
Ricordo i romanzi di Markaris scritti prima del 2004, anno delle Olimpiadi di Atene. Descrivevano una città in pieno fermento e piena di cantieri, che se da un lato creavano disturbo ai cittadini, dall’altro lasciavano intravedere qualche speranza per il post-olimpico. Ora invece solo impianti inutilizzati se non in rovina. Qualche parallelo con Torino è inevitabile…
La Grecia è il paese delle promesse non mantenute e dei desideri non esauditi.
Come in Prestiti scaduti e L’esattore, gli omicidi hanno uno sfondo politico-economico. Per risolverli bisogna risalire ai tempi della vittoriosa rivoluzione contro i colonnelli. I leader di allora si sono sistemati bene, ai vertici delle banche, del sindacato, delle istituzioni. A qualcuno evidentemente la cosa va un po’ storta, anche a tanti anni di distanza.
A meno che non vogliamo collegare il terrorismo bianco alla continua minaccia che ci taglieranno ancora una volta gli stipendi, le pensioni, le indennità.
Markaris, che pure ho conosciuto una sera di qualche mese fa al Cortile della Farmacia di Torino, quando è venuto per parlare della sua collaborazione con Tonino Guerra ai film di Theo Angelopoulos, infarcisce la sua narrazione di citazioni dalla cultura popolare greca ma neppure quelli ormai divertono più. Ho faticato a leggere Resa dei conti e penso che mi fermerò qui. Di sicuro Charitos non è il Maigret greco come qualcuno lo ha definito e neppure il Montalbano d’Atene.
Come dicono i vecchi, il risultato è che ero venuto per prendere della lana, ma ci ho rimesso anche il maglione.

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