Ho letto “Maigret e il signor Charles” di Georges Simenon

La moglie gli aveva tenuto da parte le aringhe, di cui Maigret era ghiotto, e lui se le gustò dando un’occhiata distratta al telegiornale.
Simenon è invecchiato insieme al suo Maigret. E’ il 1972 quando scrive questo libro. Sarà l’ultima inchiesta del commissario, così tutta la produzione resta compresa tra il 1931 di Pietr il lettone e il 1972, appunto. A volerlo leggere con attenzione, un po’ di tristezza trapela dalla storia così come negli atteggiamenti di Maigret. Tanto che alla moglie sovviene la conversazione fatta dal marito con il medico Pardon (se non ricordo male era in Maigret si confida) in cui l’amico aveva detto al commissario: “Lei è l’esatto contrario di un giustiziere. Si direbbe perfino che quando arresta un colpevole lo faccia a malincuore”.
Ancora una volta Maigret si deve destreggiare nei night-club di Parigi per trovare le tracce del notaio Gérard Sabin-Levesque – una facoltosa clientela in boulevard Saint-Germain – scomparso da più di un mese. A chiamare Maigret è stata la moglie Nathalie, una donna elegante ma perennemente ubriaca, non particolarmente preoccupata della sua scomparsa, visto che il marito aveva l’abitudine di assentarsi molto spesso per qualche giorno, mai però oltre una settimana. Il notaio era un frequentatore di locali notturni (in tutta Parigi era conosciuto come “il signor Charles”), dove a volte prelevava una ragazza e poi spariva.
E improvvisamente Maigret si rese conto che, dopo la visita di Nathalie alla polizia giudiziaria, si parlava del notaio ora al presente, ora al passato.
Con i suoi aiutanti, Maigret batte a tappeto i locali di Parigi per scoprire quanto meno dove e quando è stato visto per l’ultima volta. Fa sorridere notare come Simenon associ la figura del proprietario di night (per estensione anche il gigolò e il pappone…) a un italiano. Un uomo in smoking, che dall’aspetto sembrava italiano, con capelli impomatati e baffetti sottili… Avevo già incontrato una descrizione simile in La ballerina del Gai-Moulin e in Maigret perde le staffe. E chissà in quanti altri scritti Simenon si gioca questo luogo comune.
Lui aveva bisogno di uscire dall’ufficio, di sentire che aria tirava, di scoprire, a ogni nuova inchiesta, mondi diversi. 
Di giorno però Maigret non si allontana molto dalla casa della signora Nathalie (che a scanso di equivoci fa pedinare) e dallo studio del notaio, convinto che la soluzione del mistero si trovi tra quelle pareti e non nelle atmosfere ovattate dei séparé dei tabarin. Mistero che si infittisce quando il cadavere di Gérard Sabin-Levesque viene ritrovato con la testa fracassata in un canale della Senna.
Con la pipa in bocca e le mani in tasca, Maigret camminava sul lungosenna guardando distrattamente l’acqua del fiume, e non sembrava di buonumore.
Dopo Maigret e il signor Charles Simenon non scriverà più una riga e si limiterà a dettare le sue memorie. Ha quasi settant’anni e vivrà fino al 1989. Alle inchieste di Maigret ha dedicato 75 romanzi e 28 racconti.

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