Ho letto “Il corpo del gatto” di Davide Longo

L’avevo comprato credendolo un libro di quell’altro Davide Longo, classe 1971, di Carmagnola, autore di Così giocano le bestie giovani (2018) e Il mangiatore di pietre (2004), quest’ultimo divenuto anche un film diretto da Nicola Bellucci e interpretato da Luigi Lo Cascio lo scorso anno. Ne parlo qui nella mia recensione al TFF 2018.
Invece quest’altro Davide Longo è un giovanotto di 27 anni di Angera, sponda lombarda del lago Maggiore.
Mi perdonino entrambi i Longo per l’equivoco.
In ogni caso sono felice di avere letto questa opera prima  (Il corpo del gatto è del 2017) e invito l’autore, che ha un indubbio talento, a proseguire con la scrittura.
Longo inventa un bel personaggio, il commissario Loriano Vassalli, un toscano di origine che infarcisce i suoi discorsi di parentesi aperte senza mai chiuderle, e ambienta la storia in un paese di fantasia di nome Pontecorvi, a ridosso delle Prealpi, zona di laghi al confine con la Svizzera.  Un endroit che si suppone il nostro autore conosca bene. Lo schema del poliziesco è quello classico che si ripete di serie gialla in serie gialla. Vassalli è un solitario, come Montalbano e Schiavone, ha un dissidio con il questore, un buon rapporto con l’anatomopatologo, la propensione per il whiskey, una squadra di poliziotti di cui si fida a metà, una trattoria di riferimento. E per dirla tutta anche sul suo orientamento politico, apprezza il gioviale oste dall’evocativo nome di Mosto che sulla vetrina ha appeso la scritta: “Vietato l’ingresso ai leghisti. E poi, più in basso: invece i cani sono i benvenuti”.
Un cane, un gatto e un furetto sono gli involontari protagonisti della vicenda. Tutti e tre sono stati sgozzati per asportare il cosidetto baculum, l’osso penico, che secondo alcune credenze se polverizzato e ingerito dall’uomo avrebbe un forte potere afrodisiaco.
I tre animali sono stati sottratti ai rispettivi proprietari. La scomparsa di gatto e furetto è stata denunciata e Vassalli, ancorché preso in giro da colleghi e cittadini, ha aperto una inchiesta anche in assenza di un cadavere umano. Poi scompare un ragazzo di origine francese con il suo grosso cane nero. Fatti apparentemente scollegati ma che il commissario ritiene non avulsi tra loro. Quindi si aggiunge la caduta di un’anziana prostituta dal balcone di casa (era la proprietaria del gatto morto). Insomma, il plot si ravviva ed emergono anche personaggi legati agli ambienti neofascisti. Non si può raccontare di più.
Il corpo del gatto è un poliziesco riuscito. Longo padroneggia bene la materia, mescola sapientemente tensione e ironia, inserisce citazioni antropologiche, cita perfino il Johnny Cash di Don’t Take Your Guns to Town e questo me lo rende simpatico. E ancor più per una citazione tutta torinese. Vassalli guarda un servizio del telegiornale:
…vide di sfuggita una donna entrare in un bar, la testa grondante di sangue e un cagnolino bianco tra le braccia. Eppure il contesto non sembrava quello di una manifestazione.
La voce fuori campo giunse a chiarirgli le idee. Quello che vedeva era una delle principali vie della movida torinese. Il sindaco, eletto a furor di popolo nel nome del cambiamento non aveva esitato a utilizzare un decreto nazionale… che permetteva a sindaci e prefetti di spedire i corpi di polizia a reprimere chi bivaccava in città, e magari si stava bevendo soltando una birra, o aveva alzato un po’ la voce disturbando qualche vicino.
Una scelta di campo del nostro autore? Mi auguro di sì.

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