“Il castello degli scrittori” di Uwe Neumahr, un Press Camp per Norimberga

Per ogni idiozia che accade, la colpa non ricade solo su chi la commette, ma anche su chi non fa nulla per impedire che accada.
Erick Kästner

A seguire il processo di Norimberga a ventitré grandi criminali nazisti arrivarono da ogni parte del mondo frotte di corrispondenti, centinaia di giornalisti e anche scrittori affermati. Avrebbero avuto una finestra privilegiata sugli avvenimenti del più grande processo penale militare della storia ma nel contempo costituivano un evidente problema logistico. Occorreva infatti una struttura grande abbastanza per poterli ospitare tutti allo stesso livello senza privilegiare gli uni o gli altri. La soluzione arrivò con la confisca di un grande castello nei pressi di Stein. Era stato costruito come una grande fortezza medievale e apparteneva alla famiglia di produttori di matite Faber-Castell. Nel corso della guerra era servito come presidio militare e postazione antiaerea. Tutto sommato era in buone condizioni, essendo stato risparmiato dai bombardamenti alleati. Presto avrebbe ospitato personaggi come John Dos Passos, Erika Mann, Rebecca West, Erich Kästner, Ilja Ehrenburg, Elsa Triolet, già amante di Majakovskij e poi compagna di Louis Aragon, Martha Gellhorn famosa reporter e terza moglie di Hemingway, Gregor von Rezzori, leggende della tv come Walter Cronkite, futuri capi di stato come Willy Brandt o importanti esponenti della Stasi come Markus Wolf. Tutti insieme appassionatamente, un grande agglomerato di storia e letteratura sotto lo stesso tetto. Le uniche accortezze erano state tenere separati gli uomini dalle donne, che avrebbero utilizzato una dependance nel parco, e i giornalisti sovietici da quelli occidentali. Era solo il 1945, e si stavano già preparando gli anni della guerra fredda, ma soprattutto per le diverse posizioni sul modo di condurre il processo e sugli esiti dello stesso. Non che mancassero gli infiltrati di vario genere, spie, giornalisti millantatori, reporter stravaganti, tutti a contatto con le celebrità della letteratura. L’ospitalità del Press Camp, così era stato ribattezzato, prevedeva camerate da dieci per chiunque, con gravi mancanze nel settore dei servizi igienici che facevano inorridire le donne. Il vantaggio della location era essere a pochi chilometri dalle celle dove erano rinchiusi i vari Göring, Ribbentrop, Hess e dalla sede del processo.
Con questo libro Uwe Neumahr ha ricostruito un corposo ‘dietro le quinte’ del primo processo di Norimberga, dando spazio alle corrispondenze giornalistiche e alle lettere private di quei testimoni. Emergono le tensioni del vivere in uno spazio così ristretto, la corsa ad arrivare primi sulla notizia, la feroce concorrenza tra gli statunitensi, le gelosie, le fake news, ma anche la voglia di far festa. Venivano organizzate cene, ricevimenti, feste da ballo a cui partecipavano anche degli esterni al Press Camp. Le bevute notturne erano interminabili, champagne, vini pregiati, whiskey scorrevano a fiumi. I tedeschi, a cui il castello era vietato, riuscivano a eludere i controlli. Nascevano amori clandestini come quello tra Rebecca West e uno dei giudici o quello dell’esuberante Erika Mann, embedded dell’esercito americano, con una giornalista, mentre le relazioni omosessuali erano vietate nell’esercito. E che dire delle scommesse tra i giornalisti sulle condanne dei nazisti? 
Di particolare interesse è la figura di Ernest Cecil Deane, l’ufficiale americano e giornalista chiamato a coordinare il funzionamento del Press Camp. Ha lasciato un epistolario non ufficiale, e per questo ancora più veritiero, indirizzato alla moglie, in cui vengono raccontati episodi e aneddoti che riguardano gli ospiti. Ma il Press Camp è così: o molto stimolante o molto noioso, raramente una via di mezzo.
Interessanti anche le pagine dedicate al casato dei conti Faber-Castell le cui origini risalgono al 1898. Tutti abbiamo usato le loro matite. I corrispondenti a Norimberga si chiedevano quante matite avessero venduto per costruire un castello così brutto. Vi si narra la storia delle mogli del conte Roland, la prima delle quali era di origine ebraica. Fu costretto a lasciarla e a divorziare per ordine della Gestapo che la considerava politicamente inaccettabile secondo i criteri del nazionalsocialismo e quindi inadatta ad allevare dei figli. La seconda moglie, invece, la contessa Katharina Sprecher von Bernegg, se la fece direttamente con l’ex capo della Gestapo Rudolf Diels, presente a Norimberga dove figurava come testimone per l’accusa e per la difesa, sotto gli occhi increduli dei corrispondenti.
A voler restringere molto il succo del libro si arriva al solito e mai risolto dilemma che ha contrassegnato tutto il secolo scorso e poi ancora. Ovvero cercare di distinguere tra colpa e responsabilità del popolo tedesco, responsabilità collettiva e colpa individuale. Willy Brandt stesso era contrario alla tesi della colpa collettiva tedesca, altri non lo erano affatto. Ci si interroga ancora oggi e lo fecero i corrispondenti del processo, ciascuno esponendo una sua soluzione ma sempre consapevoli di avere una grande responsabilità nel consegnare al mondo le cronache di un processo che non lasciava spazio all’immaginazione. E tra le loro righe si intravede il futuro politico dell’Europa.
Il corredo bibliografico a Il castello degli scrittori è imponente e fornisce molti suggerimenti a chi avesse voglia di approfondire.

Alle volte i giornali scadono nella follia più totale.
(Ernest Cecil Deane in una lettera alla moglie Lois)

 

Su ‘colpa e responsabilità’ nel popolo tedesco:

Stig Dagerman, Autunno tedesco, 1947
Hans Erich Nossack, La fine, Amburgo 1943 (Der Untergang, 1948)
Heinrich Böll, Il treno era in orario, 1949
Peter Weiss, Congedo dai genitori e Punto di fuga, 1961 e 1962
Peter Weiss, L’istruttoria. Oratorio in undici canti (Die Ermittlung), 1965
Günter Grass, Dal diario di una lumaca, 1972
Etty Hillesum, Diario, 1981
Etty Hillesum, Lettere 1941-1943, 1986
W.G. Sebald, Storia naturale della distruzione, 1999
W.G. Sebald, Tessiture di sogno, 2022 (raccolta postuma)

Filippo Focardi, Il cattivo tedesco e il bravo italiano, 2013
Gianni Oliva, Il purgatorio dei vinti, 2023
Nuto Revelli, Il disperso di Marburg1994
Carlo Greppi, Il buon tedesco, 2021
Lilli Gruber, La guerra dentro, 2022 (su Martha Gellhorn)

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