“Tessiture di sogno” raccolta postuma di saggi di W. G. Sebald

Fu solo quando mi trasferii in Svizzera nel 1965 e poi in Inghilterra l’anno successivo che, propiziate dalla lontananza, cominciarono a prender forma in me alcune riflessioni sulla mia patria, e tali riflessioni, durante gli oltre sei lustri che ho trascorso all’estero, si sono fatte via via più complesse.
Libro strepitoso ed ennesimo regalo di Adelphi ai fedeli appassionati di Sebald. Il volume contiene quattro frammenti di un progetto sulla Corsica mai portato a termine, già pubblicati in giornali e riviste tra il 1996 e il 2000 e poi in un librino postumo dal titolo Le Alpi nel mare, uscito in Italia per Adelphi nel 2011. Una seconda parte mostra il Sebald saggista e critico. Sono tredici testi, anche questi apparsi a suo tempo in riviste letterarie e pagine culturali dei quotidiani, il cui filo conduttore risiede principalmente nei temi già molto frequentati dallo scrittore tedesco: la distruzione, il lutto, la memoria. Uno di questi riprende in parte un fortunato scritto del 1999 Storia naturale della distruzione (Adelphi, 2004), in cui espone il dilemma che lo ha angustiato per tutta la vita: Perché la distruzione delle città tedesche verso la fine della seconda guerra mondiale non è mai diventata oggetto né allora né in seguito di esposizione letteraria, tranne le poche eccezioni che confermano la regola? Sebald cita le opere di scrittori come Kluge, Hans Magnus Enzensberger, Nossack, Kasack, Heinrich Böll. Di fronte alla catastrofe più totale – intere città ridotte a macerie – gli intellettuali sono rimasti come paralizzati, incapaci di reagire. Diverso il comportamento del popolo che ha saputo convivere con il rischio della memoria arrivando a metabolizzare più in fretta colpa e vergogna. Molto prima di quanto abbiano saputo fare gli italiani con la loro storia. Nasce da lì la smania e la frenesia di viaggiare lontano dal proprio paese che ha preso i cittadini della Repubblica federale nel dopoguerra e che si è tramutata in una caratteristica ancora attuale.
A un generale inglese che guidava i bombardamenti delle città tedesche era stato chiesto se bombardavano per ragioni di morale o bombardavano il morale. Non si trattava di obiettivi militari ma di portare raccapriccianti devastazioni tra i civili. Proprio come accade oggi. Con interpreti diversi, la storia si ripete. L’umanità non impara. Sebald cita Brecht, secondo il quale la lezione della catastrofe non insegna all’uomo più di quanto una cavia possa imparare in fatto di biologia.
L’impossibilità di costruire il lutto – con e nella letteratura – è rimarcata ancora in un saggio successivo. Fino agli anni Sessanta nessuno scrittore tedesco era riuscito con le sue opere a influenzare la coscienza politica e la cultura sociale della repubblica. Ci vorranno poi le opere di Günther Grass, Jean Amery, Peter Weiss, a ciascuno dei quali sono dedicati capitoli successivi. Spartiacque potrebbe essere il processo di Francoforte su Auschwitz (1963-1965) di cui ha scritto Weiss, che mette in prosa il confronto tra vittime e carnefici: Accadde piuttosto che i testimoni, cui si chiedeva di ricordare le sofferenze patite, fossero sottoposti a un nuovo, interminabile supplizio, mentre gli accusati la passarono liscia.
Da allora Auschwitz è diventato un territorio reclamato, con molto ritardo, dalla letteratura tedesca.
Temi decisamente più leggeri sono trattati nei saggi su Kafka, Nabokov, sul poeta Ernst Herbeck, sul pittore Jan Peter Tripp, con una breve storia sulle tracce di Bruce Chatwin. La ripubblicazione di Moments Musicaux e di Un tentativo di restituzione chiude il volume e testimonia ancora una volta della straordinaria poliedricità di questo letterato.
Il maestro del coro, che si limitava a suonare, più o meno insonnolito, sempre quell’eterna ventina di inni, accompagnati dalle voci legnose dell’assemblea, tornava in sé solo alla fine della messa, quando riusciva per così dire a spazzare fuori dal portone il gregge dei fedeli improvvisando una tempesta di suoni sulla tastiera dell’organo.
Lascia perplessi il titolo della raccolta che nell’originale a cura di Sven Meyer è semplicemente The Estate of W. G. Sebald.

Di W.G. Sebald, in ordine sparso:
Austerlitz
Gli emigrati
Vertigini
Gli anelli di Saturno: un pellegrinaggio in Inghilterra
Secondo natura: un poema degli elementi
Storia naturale della distruzione
Il passeggiatore solitario: in ricordo di Robert Walser
Le Alpi nel mare
Moments musicaux
Soggiorno in una casa di campagna  
Gli anelli di Saturno

A proposito di Sebald:
Il fantasma della memoria di Lynne Sharon Schwartz

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