“Tre vite una settimana” di Michel Bussi o dell’inverosimiglianza

Avevo scritto in precedenza che non avrei più letto Bussi, soprattutto per le esagerazioni contenute nei suoi libri. Passi un eccesso di fantasia nei romanzieri, ma per lui è troppo. Ora ci sono ricascato. E ogni volta ti ripeti “ma dai, vabbè, non è possibile!”. Eppure la lettura scorre e pagina dopo pagina vuoi vedere dove vuole arrivare. Ciò che apprezzo in Michel Bussi è la localizzazione delle sue storie. Tutti luoghi ben precisi, tutta la Francia naturalmente, ex colonie comprese, ma anche il nord Africa, il sud America, l’Indonesia, il Canada. E ogni volta si apprende qualcosa. Questa volta fa ritrovare un cadavere a Bogny-sur-Meuse, nelle Ardenne dove quattro picchi rocciosi detti i Quattro figli di Aimone, ci fanno scoprire una leggenda della tradizione cavalleresca francese. Il romanzo inizia e finisce lì, in un belvedere di fronte a quella montagna simbolica. Ma si sviluppa anche in altre località della Francia, ad esempio a Charleville-Mézières, patria del poeta Rimbaud e di frasi dalle sue liriche è infarcito il testo.
Charleville-Mézières, apprendiamo, è anche una sorta di capitale europea delle marionette e ogni due anni, in settembre, vi si svolge un festival internazionale. E poi c’è Plzeň, che oltre a essere la patria della birra e della Škoda, è un altro importante centro del marionettismo mondiale. E dalla Repubblica Ceca arrivano in Francia alcuni personaggi del thriller.
Ma torniamo al nostro cadavere. Nel cruscotto della sua auto, parcheggiata nei pressi, vengono trovate tre patenti, identica foto ma tre identità diverse. Tre uomini con lo stesso volto nati lo stesso giorno, residenti in tre luoghi diversi, con tre donne ad attenderli. Renaud Duval, nato il 29 gennaio 1977 a Charleville-Mézières.
Pierre Rousseau, nato il 29 gennaio 1977 a Parigi, XVIII arrondissement.
Hans Bernard, nato il 29 gennaio 1977 a Mende, in Lozère.
Come è possibile? Dei falsi? No, sono autentiche. Si tratta di tre gemelli, ma come è possibile farli nascere in tre località distanti. Che siano ricorsi a un maestro della plastica facciale? Questi e molti altri interrogativi frullano nella testa della capitana Katel Marelle della gendarmeria nazionale, incaricata delle indagini. La prima identità è facile da controllare. Duval era sposato con Nanesse, aveva due figli adulti che vivono altrove. Era ingegnere specializzato in micromeccanica e si assentava spesso per lavoro. Nanesse non ci sta a questa dolorosa perdita e diventa la prima collaboratrice della poliziotta. Restano altre due identità da controllare e quindi due probabili donne che si chiedono dove sono finiti i loro uomini. Parallelamente Bussi racconta di Éléa, parigina, fidanzata con il ballerino Pierre e di Vicky, proprietaria di un agriturismo, che ha da anni una relazione con il camionista Hans. Entrambi sono scomparsi.
Poi c’è una torbida storia che arriva dal passato, nientemeno che dalla Cecoslovacchia comunista. Il legame tra le tre storie si trova nelle marionette. La suocera di Nanesse, madre di Renaud Duval, morta da tempo, era una profuga d’oltrecortina. Costruiva marionette che uno strano libraio antiquario di Parigi vendeva. In evidenza è la figura di Petruška della tradizionale fiaba russa rappresentata in tutti i teatri di marionette.
La soluzione del thriller è quella che non ti aspetti, dopo una girandola di colpi di scena mozzafiato.

Le mie considerazioni su altri libri di Michel Bussi:
Un aereo senza di lei2014 – (Un avion sans elle, 2012)
Ninfee nere, 2016 – (Nymphéas noirs, 2011)
Mai dimenticare2017 – (N’oublier jamais, 2014)
Non lasciare la mia mano, 2017 – (Ne lâche pas ma main, 2013)
La follia Mazzarino, 2019 – (Sang Famille, 2009)
Il quaderno rosso,  2018 – (On la trouvait plutôt jolie, 2017)
Forse ho sognato troppo, 2019 – (J’ai dû rêver trop fort, 2019)
Usciti di Senna, 2020 – (Mourir sur Seine, 2008)
Tutto ciò che è sulla terra morirà, 2021 – (La Dernière Licorne2017)
La mia bottiglia per l’oceano, 2022 – (Au soleil redouté, 2017)

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