Ho letto “Marte in Ariete” di Alexander Lernet-Holenia

C’è gente che sostiene: il modo in cui viviamo dipende unicamente dalla nostra volontà, e tutte le opinioni diverse han da essere valutate come pure fantasticherie. Ma c’è anche chi è disposto ad ammettere, invece, che le sorti dei viventi sono state gettate dal destino, solamente dal destino.
Non so se Marte in Ariete (1941) sia il capolavoro assoluto di Alexander Lernet-Holenia – a me personalmente è piaciuto molto Ero Jack Mortimer (1933) – come viene considerato dalla critica di lingua tedesca. Certo è che più lo approfondisco e più lo trovo uno scrittore affascinante e, forse, sottovalutato nel panorama della letteratura del ‘900. In questo romanzo – la cui genesi è a sua volta una storia intrigante – Lernet riprende i temi abbozzati nella novella Il Barone Bagge (1936). Conoscendo un po’ la biografia del letterato di Vienna, è evidente quanto di autobiografico ci sia in entrambe le storie.
Di stanza nei pressi di Vienna con la sua guarnigione, il conte Wallmoden, veterano della prima guerra mondiale e tenente della riserva richiamato in servizio alla vigilia dell’invasione della Polonia (l’azione è tutta compresa tra il 15 agosto e il 16 settembre 1939), conosce tramite amici la baronessa Pistohlkors (“Detto tra parentesi, è la donna con le gambe più belle che io abbia mai visto”). La donna è misteriosa e la sua fama non è chiara, bella e sfuggente, gioca con Wallmoden come il gatto con il topo.
Nulla accade prima del tempo, e nulla viene raccolto prima che sia giunto a maturazione.
Nel rapporto tra i due, del tutto teorico, gioca molto l’entourage del conte, un insieme di nobili e ufficiali con i quali discute di temi che solo l’incombere della guerra rende importanti. In effetti gli uomini si dividono in due categorie: quelli che conoscono tutti e quelli che tutti conoscono.
Wallmoden strappa alla riottosa baronessa due appuntamenti, ma poi, quando è convinto di aver fatto breccia nel suo cuore, la sua guarnigione deve mettersi in movimento. Siamo alla fine di agosto e con l’invasione della Polonia da parte dei nazisti, il 1 settembre 1939, di fatto inizia la seconda guerra mondiale. Il conte, convinto che l’invasione abbia breve durata, riesce a far pervenire alla Pistolkhors un messaggio con il quale le dà appuntamento a Vienna, il 16 settembre, alle 17, l’ora magica.
Seguono pagine e pagine sull’invasione, descritta senza enfasi né retorica, con assoluto realismo. Per questo motivo le copie del libro appena pubblicato vengono ritirate dal Ministero della Propaganda del Reich e poi finiscono distrutte in un bombardamento. Il libro fu poi pubblicato in Germania nel 1947, grazie a un manoscritto che lo scrittore aveva conservato.
La terra era sazia. Sazia del sangue succhiato. Il sangue degli uomini che aveva portato sul suo dorso. Perché la terra, quando non viene abbeverata con il sangue, non vuole più portare nessuno.
Sempre con il tarlo della baronessa Pistolkhors nella mente, Wallmoden viene dapprima ferito a una mano e poi tramortito da una bomba. Spesso ha visioni e sogni premonitori. Gli sovviene un dialogo con la baronessa. “Recentemente qualcuno mi ha detto che io sopravvaluto la morte e adesso lei dice che sopravvaluto la vita”. “Per l’appunto, lei sopravvaluta sia la morte sia la vita; che sono la stessa cosa”.
Il finale rimescola ancora una volta le carte. Terminata l’invasione Wallmoden si ritrova da solo in un luogo sconosciuto della Polonia. In una casa abbandonata per i bombardamenti, incontra una donna…..
Sogno o realtà? Vita, morte, destino, vertigine? Il fatto è che è proprio il 16 settembre ed è l’ora magica….”Non trova anche lei curioso che la natura, per suscitare il senso di vertigine e tutto ciò che ad esso si accompagna, abbia scelto il principio del cerchio, ovvero del ruotare e del turbinare?”
Romanzo intensissimo con una infinità di spunti su cui meditare. Con pagine narrative strabilianti come quelle della migrazione dei gamberi d’acqua dolce da un fosso all’altro. Da leggere e rileggere. Non ho alcuna cognizione astrologica, proprio non ne capisco. Ma pare che all’epoca dell’invasione della Polonia Marte non fosse in Ariete e il titolo sia quindi una forzatura astrologica per evidenziare le caratteristiche guerresche di Marte. Mah…..
Non significa nulla quando crediamo di conoscere qualcuno, perché in verità non lo conosciamo per niente, non conosciamo nessuno, tanto meno noi stessi, e in fondo è irrilevante quali ricordi o fantasie una persona tesse intorno a un’altra persona.

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