Ho letto “Le nostre anime di notte” di Kent Haruf

Dopo aver letto la trilogia della pianura di Kent Haruf, non potevo esimermi dal leggere quest’ultima storia ambientata a Holt, cittadina più immaginata che immaginaria, nel Colorado. Sul libro dello scrittore americano, pubblicato postumo, pesa la curiosità della prossima uscita (sui nostri schermi non si sa quando) dell’omonimo film, diretto dal regista indiano Ritesh Batra (The Lunchbox), le cui riprese sono terminate appena lo scorso novembre. Può contare nientemeno che su Robert Redford e Jane Fonda nei ruoli dei due anziani protagonisti del romanzo, ma si avvale anche della presenza di Matthias Schoenaerts, Judy Greer e Bruce Dern. Leggendo il libro si capisce immediatamente per quale ruolo sono stati scritturati.
Ma torniamo alla vicenda narrata, che corrisponde alla storia di due persone anziane – ultrasettantenni – che trovano l’amore quando nel sentire comune si pensa che quella parte della vita sia terminata. Sono Addie Moore e Louis Waters, vicini di casa, entrambi vedovi. Si conoscono da decenni, come si conoscono le famiglie che abitano da sempre in uno stesso paese. Prende l’iniziativa la donna che una sera di maggio percorre l’isolato che li separa e va a casa di Louis. Senza troppi premboli gli propone di dormire insieme, qualche volta. No sesso, almeno inizialmente, ma semplicemente la condivisione di un letto caldo e la possibilità di parlare di tutto prima di addormentarsi.
E’ una proposta scandalosa e stravagante sulla quale Louis deve riflettere prima di rispondere.
Addie si alzò per tornare a casa, lui rimase sulla porta a guardarla, una donna di settant’anni di corporatura media, con i capelli bianchi, che si allontanava sotto gli alberi, passando attraverso le chiazze di luce proiettate dal lampione all’angolo della strada.
Il giorno dopo va dal suo parrucchiere in Main Street e si fa sistemare capelli e barba. Kent Haruf non lo dice, ma immaginiamo che si sia comprato anche della biancheria e un pigiama decenti, perché si sa come sono gli uomini di una certa età che vivono soli. Ora è pronto ad accettare la proposta di Addie fin dalla stessa sera.
Seguono 150 pagine in cui il lettore entra nella sfera intima dei due anziani. E’ come essere seduti, non visti, nella penombra della camera di lei (dormono sempre da Addie) ad osservare le schermaglie dialettiche e non solo – dapprima imbarazzate poi sempre più disinvolte – tra i due. La preparazione per la notte, le narrazioni delle rispettive storie, le circostanze della morte dei coniugi, la vita dei figli lontani, presto imparando quali sono i temi da non toccare. E tra persone di una certa cultura si parla anche di poesia e letteratura, materie che Louis ha insegnato nella sua vita lavorativa. La poesia recitata in un talamo condiviso tra due anziani è una scena sublime: lui lo fa per Addie con i versi del Canto d’amore di J. Alfred Prufrock di T. S. Eliot, E la morte non avrà più dominio  e Colle delle felci di Dylan Thomas.
Ma le comari di un paesino – come le definiva Faber – sono uguali in tutto il mondo. La comunità di Holt mormora e giudica, e la relazione tra Addie e Louis è troppo avanti per le loro testoline. Va ancora bene se si limitano all’invidia, ma la notizia dilaga e arriva anche lontano, dove vivono i parenti dei due vegliardi.
Non aggiungo altro a questa storia di amicizia, soprattutto intimità, fatta di piccole cose quotidiane e di grandi gesti d’affetto. Da meditare per gli anziani come me; per prepararsi al tempo che verrà per i più giovani. Ormai è un best-seller, ma se non avete ancora letto la trilogia iniziate da lì. Purtroppo Kent Haruf non ha lasciato altro.

La trilogia della pianura di Kent Haruf:
Benedizione
Canto della pianura
Crepuscolo

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