Ho letto “Il segreto della camera 3” di Colin Dexter

 Molto presto, nella loro vita coniugale, lui avrebbe avuto l’impressione che Margaret avrebbe preferito un marito infedele ma sobrio a un ubriacone infedele.
Quello che mi piace dell’ispettore Morse, a parte tutte le sue debolezze, che condivido puntualmente, sono le cantonate investigative che prende una dopo l’altra ma che invariabilmente lo portano alla soluzione del caso, anche quando sembra allontanarsene. Più volte gli capita di dire al fedele sergente Lewis che il caso è chiuso, ma non è così.
Eppure per Morse il mondo invariabilmente diventava un luogo molto più accogliente, molto più amichevole dopo qualche bicchiere di birra… Tuttavia bisogna dargli atto che risolvere il mistero di un cadavere trovato in una stanza della dependance dell’hotel Haworth di Oxford l’indomani di Capodanno è alquanto difficile. L’uomo, ritrovato con il cranio fracassato e travestito da ‘rasta’ dopo una festa in costume e una notte di baldoria, aveva fornito alla reception un’identità falsa e la donna che con lui componeva la coppia è scomparsa.
“Era un WASP, un bianco, anglosassone protestante, anche se potrebbe essere stato cattolico, naturalmente”.
Il piccolo albergo aveva offerto soluzioni interessanti ed era popolato soprattutto da coppie clandestine. Con pazienza certosina Morse e Lewis cercano di sbrogliare l’intricata vicenda partendo dai proprietari dell’albergo, i coniugi Bynion, la graziosa segretaria tuttofare Sarah Jonstone e il resto del personale.
Sarah provò un crescente senso di colpa per la sua scappatella delle prime ore del mattino. Tutto a causa di quel maledetto (benedetto!) campari gin che aveva messo temporaneamente fuori uso le difese incaricate di proteggere il suo onore.
Scavano nelle loro testimonianze e ripartono dai pochi dati certi e inoppugnabili che si trovano tra le mani. Poco a poco il quadro dei 39 presenti (veri) all’hotel quella notte viene ricostruito: i signori Smith, ripartiti senza pagare il conto, la prostituta d’alto bordo Philippa Palmer e un suo anonimo compagno, l’accompagnatrice del morto registrata come Ballard… Fuori c’è la neve, che attutisce i rumori e ricopre le eventuali tracce. Cherchez la femme, innanzitutto, come nella miglior tradizione poliziesca e l’inchiesta nei giorni immediatamente successivi si sposta fuori dall’albergo, tra Oxford e Londra. Per l’ombroso Morse è un divertimento muoversi tra sempiterni triangoli, coppie in crisi e donne fedifraghe. Proprio a queste dedica le migliori attenzioni, anzi sotto gli occhi di Lewis avoca a sé gli interrogatori delle donne più affascinanti. E in alcuni casi quasi quasi ci scappa l’avventuretta.
…era una donna piacevolmente attraente, con un modo di parlare pacato e di classe, in gradevole contrasto con lo stile un po’ corrosivo delle domande cui veniva sottoposta da Morse…
Il nuovo Colin Dexter è del 1983 (The secret of annexe 3) ed è appena stato pubblicato da Sellerio con l’impeccabile traduzione di Luisa Nera. Sarebbe meglio dire ripubblicato, perché tutta la serie dell’ispettore Morse è già uscita nel tempo con i Gialli Mondadori.
Con questo nuovo titolo ne conta sette – L’ultima corsa per Woodstock (2010), Al momento della scomparsa la ragazza indossava (2011), Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn (2012), Niente vacanze per l’ispettore Morse (2012), L’ispettore Morse e le morti di Jericho (2013), Il mistero del terzo miglio (2014) – che l’editore siciliano sta pubblicando al ritmo di uno-due all’anno. Ne restano sei per completare la più bella serie poliziesca pubblicata da decenni. Attendo con terrore la pubblicazione dell’ultimo romanzo in cui Morse lascerà questo mondo… D’altra parte lo scrittore di Stamford, insignito dell’Ordine dell’Impero Britannico, ha 84 anni e dal 1999 ha smesso di scrivere romanzi sul suo famoso personaggio per dedicarsi agli studi di enigmistica (è il massimo esperto inglese di ‘parole crociate’).
Rimando alle mie precedenti recensioni per qualche ulteriore ragguaglio sull’ispettore.
“Eppure, ci sono un paio di persone in questo caso che, in un modo o nell’altro, sembrano aver fatto un bel po’ di doppio gioco, non è vero?”

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