Ho visto “Woman in Gold” di Simon Curtis

Bella idea quella di fare un film su un quadro, che oltretutto ha alle spalle una lunga e controversa storia sulla sua proprietà. Il famosissimo dipinto di Gustav Klimt Ritratto di Adele Bloch-Bauer era stato sottratto alla famiglia proprietaria dai nazisti poco prima della seconda guerra mondiale durante la spoliazione dei beni degli ebrei. Dopo la confisca era finito direttamente all’Österreichische Galerie Belvedere di Vienna. Lì era rimasto anche dopo la guerra, per decenni, diventando non solo una delle opere più rappresentative della cosidetta ‘fase dorata’ di Klimt, ma soprattutto uno dei quadri simbolo della cultura austriaca del XX secolo. Fino a quando lo stato austriaco non decise di inaugurare una politica di restituzione ai legittimi proprietari delle opere d’arte rubate dai nazisti.
Intanto dagli Stati Uniti, dove era rifugiata dai tempi della guerra, Maria Altmann, legittima erede di quella famiglia (la donna ritratta nel quadro era sua zia) iniziò una battaglia legale per riavere i beni di famiglia. E’ stata una procedura abbastanza semplice per molte opere, anche capolavori, ma non per il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, per il quale l’amministrazione del museo e il governo si impuntarono. Da quel momento il film potrebbe prendere la forma di un classico ‘legal movies’, oltre tutto giocato sulle due sponde dell’Atlantico, un genere quasi sempre vincente al cinema. Senonché i continui flashback riportano la narrazione all’epoca del nazismo e alle drammatiche circostanze che determinarono la fine della famiglia Bloch-Bauer, il furto delle loro opere d’arte, la fuga di Maria in America. I continui cambiamenti di piano temporale sottraggono incisività al film, le vicende all’epoca del secondo conflitto mondiale non trasmettono pathos mentre la battaglia legale non riesce ad accendere più di tanto l’interesse. E così il film scivola via senza infamia e senza lode. Carenze di sceneggiatura? Forse ed è un vero peccato perché il soggetto era molto attraente e la vera Maria Altmann una forza della natura.
Tuttavia Helen Mirren (Amore cucina e curry, Red 2, Hitchcock, Il debito… The Queen, La pazzia di Re Giorgio…) ci mette tutta la professionalità della sua quasi cinquantenaria carriera. Ryan Reynolds è il giovane avvocato Randol Schoenberg (anche lui di origine ebraica, nonché nipote del compositore Arnold) che assiste, dapprima timoroso e poi vincente, Maria Altmann.

Share this nice post:
Questa voce è stata pubblicata in Arte, Cinema. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*