Ho letto “Morte di un ex tappezziere” di Francesco Recami

Mi dichiaro in lutto. E’ morto Amedeo Consonni. Finito, stecchito! E’ facoltà degli scrittori far morire ad un certo punto i loro eroi seriali. Perché a tirarla per le lunghe le storie finiscono per diventare stucchevoli. Per l’ex-tappezziere appassionato di investigazioni non sarà così. Cessa di esistere proprio al massimo della gloria letteraria (e giudiziaria). Invano ho aspettato, pagina dopo pagina, che ci fosse un colpo di scena, una indicazione che dicesse che il suo funerale, con cui si apre il romanzo, era una bufala. Invece no.
Il funerale doveva avere carattere di sobrietà e decoro, qualità che appartenevano al defunto, vale a dire Amedeo Consonni. Come sempre succede in questi casi c’erano però delle difficoltà.
E così ha finito di ficcare il naso nei fatti degli altri (non è il solo nella casa di ringhiera, probabilmente è la tipologia di quelle costruzioni che lo consente) e soprattutto di creare e di crearsi dei casini che a volte lo hanno portato – in buona fede, intendiamoci – davanti alla giustizia. Tanto è vero che in questa ultima avventura Consonni è ancora in attesa di giudizio per una vicenda precedente.
Che però finisse ucciso a colpi di fucile mitragliatore, una vera e propria esecuzione, in mezzo alla corte della sua casa di ringhiera, per giunta non l’avrebbe immaginato nessuno. Tranquilli, non svelo nulla, tutto questo è contenuto nelle prime venti righe del libro.
E’ successo che Angela Mattioli, la professoressa sua matura fidanzata, era a Bruxelles dalla figlia da oltre un mese, non senza qualche altarino da nascondere. In questo arco di tempo l’Amedeo ha iniziato a frequentare un certo bar e si è invaghito di una bella ragazza dell’Est che gli serve il cappuccino facendogli gli occhi dolci. Sarebbe la più classica delle sbandate senili se Svetka non fosse una prostituta nelle mani di una banda di feroci sfruttatori. Cercando di liberarla dal giogo della prostituzione Amedeo pesta inevitabilmente i piedi a una banda di sfruttatori. Ma nella casa di ringhiera, come sempre, ne capitano di tutti i colori. E così nel romanzo troviamo i soliti pittoreschi personaggi: la signorina Mattei-Ferri, finta invalida, che ha ingaggiato come badante l’ex alcolizzato Claudio; sua moglie Donatella che l’ha cacciato di casa e che ora è alle prese con un corteggiatore petulante; i loro figli che si cacciano nei guai per via di un panetto di marijuana nascosto nel cortile; i chiassosi peruviani del secondo piano; l’ultraottantenne De Angelis che passa intere giornate a lustrare la sua Bmw nel cortile e viene utilizzato come tassista da Consonni; la figlia Caterina che talvolta si affaccia con l’adorato nipotino Enrico, questa volta piuttosto trascurato dall’ex tappezziere.
Sulla metro Amedeo provava strane sensazioni. La pistola nella tasca dell’impermeabile pesava molto, non era facile dimenticarsene. E se l’avessero beccato? Lui, sul quale già gravavano pendenze legali di una certa rilevanza? Però quella pistola gli dava anche un certo senso di potenza...
Quando la Mattioli ritorna dal suo viaggio è troppo attenta alla propria coda di paglia per accorgersi della trave che sta nell’occhio di Amedeo, per dirla in maniera biblica. Per il pensionato le cose sono ormai andate troppo in là, difficile tornare indietro e così, nonostante la (blanda) protezione della polizia, finisce sotto il fuoco dei trafficanti di giovani donne.
Nonostante l’amaro finale, il romanzo è molto divertente. Ci mancherà questa casa di ringhiera, ci mancherà Amedeo Consonni. Con il sesto episodio si chiude la serie. Spero che Francesco Recami abbia il buon senso di non farlo resuscitare per improbabili avventure retrodatate. E’ scrittore fantasioso e sicuramente produrrà altro, come aveva fatto, ad esempio, con Il ragazzo che leggeva Maigret e Prenditi cura di me. Intanto grazie per la puntualità con cui ha prodotto le storie, una all’anno dal 2011, dell’ex tappezziere Amedeo Consonni.
P.S. Come fanno tutti i grandi registi che si regalano un cameo nei propri film (insuperabile in questo è stato il mito Alfred Hitchcock), Francesco Recami gigioneggia con se stesso citandosi:
Giovedì c’è un’interessantissima occasione letteraria, una presentazione di un libro che a me interessa molto”.
“E come si chiama questo libro?”.
Morte di un ex tappezziere, è di un autore toscano, ho letto una recensione che dice che…”.

La serie di Amedeo Consonni:
La casa di ringhiera (2011)
Gli scheletri nell’armadio (2012)
Il segreto di Angela (2013)
Il caso Kakoiannis-Sforza (2014)
L’uomo con la valigia (2015)

Altri:
Il ragazzo che leggeva Maigret (2009)
Prenditi cura di me (2010)

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2 risposte a Ho letto “Morte di un ex tappezziere” di Francesco Recami

  1. Laura Pietraforte scrive:

    Avevo sperato che il Consonni avrebbe beneficiato di un sistema di protezione dei testimoni…finta esecuzione, finto cadavere e nuova identita’ ! Mi piacerebbe che fosse cosi’…Signor Recami, se le ho dato un’idea per un prossimo romanzo gliela lascio, e gratis !

  2. valeria scrive:

    Ma infatti è così, Alberto è Amedeo sotto protezione…si capisce da una serie di dettagli, dal gioco della Settimana enigmistica, ai divani sfoderati etc…

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