Ho letto “Il giorno del rimorso” di Colin Dexter

“Bisogna muoversi con delicatezza, per evitare di schiacciare i sogni altrui”
Sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui avrei dovuto dire addio all’ispettore Morse. Lo attendevo con trepidazione e tristezza. In realtà Endeavour era morto – perché è di questo che si parla – nel 1999 quando Colin Dexter scrisse The Remorseful Day, l’ultimo capitolo della saga dell’ispettore della Thames Valley Police. Tutti i 13 romanzi erano già stati pubblicati tra il 1988 e il 2000 nelle collane di Longanesi e dei Gialli Mondadori. Io li ho scoperti con la prima uscita da Sellerio nel 2010 e da allora ho atteso diligentemente ogni uscita dell’elegante volumetto dalla copertina nera. Solo una volta ho derogato: ero in crisi di astinenza da Morse e ho cercato un Giallo Mondadori sulle bancarelle dell’usato. Dal 1999 Dexter non ha più scritto altro per motivi di salute. Diabete, malattia che ha riversato nel suo personaggio insieme alla profonda conoscenza della musica classica e alla smisurata capacità in fatto di enigmistica. A questo punto dire che Endeavour Morse è stato l’alter ego di Dexter mi sembra perfino ovvio. Lo scrittore di Stamford poi è sopravvissuto ancora diciotto anni alla sua creatura.
L’ispettore Morse mi ha accompagnato per un decennio della mia vita quasi fosse un amico, un compagno di strada. Devo ringraziare Antonio Sellerio per aver dato la giusta cadenza tra le pubblicazioni e ancor più Luisa Nera per le splendide traduzioni che hanno mantenuto inalterato tutto il proverbiale humour britannico di cui la scrittura di Dexter è permeata. Non si parla mai abbastanza dei traduttori, a loro si deve invece gran parte del successo o meno dei libri. Non voglio invece, per nessun motivo, guardare le serie televisive che sono state tratte dalle inchieste dell’ispettore.
Al centro dell’ultima inchiesta c’è un cold case, un anno prima una donna era stata ritrovata cadavere nella camera da letto della sua villa nei dintorni di Oxford. Era nuda, imbavagliata, ammanettata. Moglie di un bancario, due figli adulti e sistemati, una bella donna dalla moralità un po’ discutibile. Professionalmente era una brava infermiera ed è per questo che Morse l’aveva conosciuta durante uno dei suoi periodici ricoveri per curare il diabete. È un buon motivo perché l’ispettore sia riluttante ad accettare di occuparsi della riapertura del caso mai risolto, come vorrebbe il suo capo, il sovrintendente Strange, dopo che due lettere anonime hanno dato nuove indicazioni. Morse lascia che a lavorare sia il suo fedelissimo aiutante, il sergente Lewis, ma poco a poco rientra anche lui nelle indagini.
Come in tutti i gialli che si rispettino si aggiungono altri morti. Morse procede con il suo metodo consueto che insieme a geniali deduzioni (la sua cultura enigmistica lo aiuta sempre) produce anche significative cantonate.
Per qualche motivo Morse spesso snobbava l’usuale approccio per accumulo di prove.
Il romanzo accompagna Morse anche nella malattia: l’ispettore è malinconico e disincantato, non raccoglie le raccomandazioni mediche, arriva perfino a inventare i dati della propria glicemia. Soprattutto continua a bere con disinvoltura. Gli scontri verbali con il sergente Lewis sono più frequenti che in altre situazioni, tuttavia il loro rapporto tende a consolidarsi sempre più. Non possiamo certo parlare di amicizia, Morse non lo vorrebbe, ma di qualcosa di molto simile. Teatrini come quello che segue avvengono di continuo:
Lewis annuì. “Sono un uomo sotto un’autorità anche io”. “Lew-is! La citazione deve essere precisa. Un uomo sottoposto a un’autorità”.
Non voglio entrare ulteriormente nella trama. Dico solo che mi sono letteralmente goduto sia le citazioni letterarie che Dexter inserisce all’inizio di ogni capitolo, sia quelle che mette in bocca a Morse. Per non dire della libidine provata nell’ascoltare ‘in tempo reale’ le stesse musiche ascoltate dall’ispettore: da Wagner, Valchiria e Parsifal,  a Mozart, a Vaughan Williams che neppure conoscevo (potenza di Spotify!).
Onore a Endeavour Morse, grande persona e buon poliziotto.

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