Ho letto “Amok” di Stefan Zweig

Nel marzo dell’anno 1912, mentre nel porto di Napoli erano in corso operazioni di scarico da un grosso transatlantico, si verificò uno strano incidente, di cui i giornali riferirono in modo ampio, ma assai fantasioso.
Proseguo nella scoperta della sterminata produzione letteraria di Stefan Zweig, di cui ho letto molto ma, come accade per Georges Simenon, è difficile arrivare a leggere tutto. Prima o poi dovrò iniziare a leggere anche le tantissime biografie di personaggi famosi che ha scritto. Come per tante sue opere, anche da Amok sono stati tratti diversi film. Se ne contano almeno quattro tra il 1934 e il 1993. D’altra parte è uno dei racconti più celebri di Zweig e la sua trama è molto intrigante, sembra fatta apposta per una trasposizione in pellicola. Lo scrittore austriaco lo ha terminato nel 1922, la prima edizione italiana è datata 1930, la storia, come visto, è ambientata a Napoli nel 1912.
Durante il viaggio da Calcutta verso l’Italia sulla nave Oceania, il passeggero narrante incontra sul ponte, di notte, un uomo che sembra starsene in disparte, evitando ogni contatto con la gente. Incuriosito, riesce ad avvicinarlo e a conquistare la sua confidenza. Poi, nel corso di alcune sere, si fa raccontare la sua storia. Siamo dunque di fronte all’espediente narrativo del ‘racconto nel racconto’. D’altra parte, la narrazione dello sconosciuto occupa praticamente tutto l’agile volumetto di Adelphi.
Era un medico originario di Lipsia, le cui traversie della vita avevano portato a esercitare in una città delle Indie Orientali Olandesi. Un giorno aveva bussato alla sua porta di casa, non in ambulatorio, una donna inglese, moglie di un commerciante a lungo in giro per i suoi traffici. Con una certa prepotenza la donna gli propone di praticarle un aborto in cambio di una forte somma. Non solo, dopo dovrà abbandonare la sua condotta nelle Indie e far ritorno in patria dove troverà una confortevole pensione ad attenderlo. Il medico patisce l’atteggiamento della signora – da sempre le donne imperiose e sfrontate mi tenevano in pugno – non si tratta di disattendere il giuramento di Ippocrate, è proprio offeso da quella protervia. Le rifiuta la pratica ma ad un certo punto è preso dalla bramosia amorosa e le propone di interromperle la gravidanza in cambio di un rapporto sessuale. È un accesso di follia che lo stesso medico paragona all’amok, un termine con cui gli indigeni malesi indicano uno stato psicopatologico caratterizzato da improvvisa follia omicida.
…più che ebbrezza… è una follia rabbiosa, una specie di idrofobia umana… un accesso di monomania omicida, insensata, non paragonabile a nessun’altra intossicazione alcolica… io stesso, durante il mio soggiorno, ho studiato alcuni casi – quando si tratta degli altri, si è sempre molto accorti e molto distaccati –, senza tuttavia arrivare a scoprire il terribile segreto del loro scatenarsi… In qualche modo è connesso con il clima, con quell’atmosfera afosa, soffocante, che pesa sui nervi come un temporale, finché, prima o poi, saltano...
La donna fugge, invano inseguita dal medico che tuttavia, a mente fredda, si ravvede e condanna il proprio comportamento. Inizia così la caccia alla signora per chiederle perdono e cercare di aiutarla, se ancora in tempo. Riesce a scoprire la sua identità, una donna della migliore società coloniale, abbandona l’ambulatorio e i suoi pazienti e si trasferisce nella città dove vive. Scopre anche che la gravidanza era dovuta a una relazione con un giovane connazionale durante l’assenza del marito che ora sta per tornare. Troppo tardi. La donna è ormai moribonda tra le mani di una ‘mammana’ indigena e il medico arriva tardi per salvarla. Si impegna tuttavia a salvarne l’onore di fronte al marito, facendo emettere un certificato di morte che attribuisce la causa a uno scompenso cardiaco. Una difesa strenua che il medico pagherà con la vita all’arrivo del feretro a Napoli.
e proprio davanti al letto di lei crollai di schianto… così come l’invasato dall’amok, al termine della sua corsa, insensatamente si abbatte con i nervi a pezzi.

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